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La vita, le convenzioni e il caso trasformano il colpo di fulmine tra
Kemal e Füsun prima in una passione erotica travolgente e poi in un
interminabile, languido corteggiamento. Per otto anni Kemal sarà al
fianco di una donna seducente e irraggiungibile, nell'attesa e nella
speranza di realizzare il suo sogno d'amore.
Nel primo romanzo dopo il Premio Nobel (2006), Pamuk ci regala lo struggente ritratto di un incontro
e la storia indimenticabile di un'epoca e di una città, la sua, Istanbul.
Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal
Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si
imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne
Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto
anche eroticamente molto intenso, che travalica le leggi morali della
Turchia degli anni Settanta. Kemal tuttavia non si decide a lasciare
Sibel, la fidanzata: per quanto di mentalità aperta e moderna, in lui
sono comunque molto radicati i valori tradizionali (e anche un certo
opportunismo); vuole la moglie ricca e la bella amante povera, il
matrimonio e l'amour fou, i party a base di champagne (importato
clandestinamente) della Istanbul bene e la seducente atmosfera di una
stanza in un appartamento disabitato. Così si fidanza, con un sontuoso
ricevimento all'Hilton. E perde tutto: sconvolta dal suo comportamento,
Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà
tregua e mosso da una struggente nostalgia, trascura gli affari, si
ritrae sempre più dal suo ambiente e alla fine scioglie il fidanzamento.
Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di
Füsun tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta
castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali
via via raccoglie un'infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini
di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini, mozziconi di
sigarette, ditali, saliere, mutandine, grattugie per mele cotogne...
Poterli guardare, assaggiare, toccare, annusare, è spesso la sua unica
fonte di conforto.
E quando la sua esistenza subisce una nuova dolorosa svolta, quegli
stessi oggetti confluiranno nel Museo dell'innocenza, destinato a
rendere testimonianza del suo amore per Füsun nei secoli futuri.
La storia di una incontenibile passione, ma allo stesso tempo uno
sguardo ora severo, ora ironico, ma certamente non privo di profondo
affetto sulla Istanbul di quegli anni e sulla sua contraddittoria
borghesia, sempre scissa, allora come oggi, fra tradizione e modernità,
fra Oriente e Occidente.
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