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sestieri giancarlo - il capriccio architettonico in italia nel xvii e xviii secolo

IL CAPRICCIO ARCHITETTONICO IN ITALIA NEL XVII E XVIII SECOLO With English texts. 3 vol.




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

AGATANEW

Pubblicazione: 06/2015





Note Libraio

Il "Capriccio architettonico" è un termine che compare già nella terminologia critica del Seicento, per indicare una o un insieme di "architetture", siano essi templi, palazzi, chiese o edifici vari, prevalentemente ispirati, più o meno realisticamente all'antico, quasi sempre animati da figure e spesso in connubio con elementi naturali paesaggistici. Una composizione in cui la realtà s'intreccia alla fantasia, al fine di generare una suggestione emotiva, oltre a una gratificazione per la 'giustezza' prospettica e tridimensionale della "inventiva" rappresentata, direttamente o parzialmente collegata a dati realistici. Infatti sin dalle sue prime esemplificazioni autonome, o almeno circoscritte o focalizzate sulle succitate tematiche, questo genere s'intrecciò con quello della "veduta", mediante l'inserzione di un nucleo realistico principale in un contesto fantasioso, o all'opposto un'architettura fantasiosa in un'ambientazione realistica. Da cui un succedersi e un alternarsi di sollecitazioni in cui realismo e fantasia, ragione e sentimento, finalità decorative ed interpretative sono coinvolte all'unisono. Comunque nell'excursus che mi sono prefisso in questa pubblicazione, per seguire l'evoluzione in Italia di tale genere o filone durante il Sei e Settecento, si possono fissare due apici emblematici, oltre che qualitativi, all'inizio e alla fine di tale processo, in Viviano Codazzi e Gian Paolo Panini. Parallelamente Roma colle sue vestigia architettoniche ed anche scultoree ne costituisce naturalmente l'epicentro, concreto ed ideale allo stesso tempo, quale fonte delle sue più dirette stimolazioni. Tuttavia mi sono subito reso conto che non era possibile circoscrivere la mia trattazione alle specifiche realizzazioni attuatesi nell'Urbe, dato che molti furono i protagonisti che operarono al di fuori di tale sede, ad iniziare dallo stesso Codazzi, la cui attività documentata iniziò a Napoli dove lavorò per almeno due decenni, prima di continuare finire la sua carriera a Roma. Così pure Giovanni Ghisolfi che coIl "Capriccio architettonico" è un termine che compare già nella terminologia critica del Seicento, per indicare una o un insieme di "architetture", siano essi templi, palazzi, chiese o edifici vari, prevalentemente ispirati, più o meno realisticamente all'antico, quasi sempre animati da figure e spesso in connubio con elementi naturali paesaggistici. Una composizione in cui la realtà s'intreccia alla fantasia, al fine di generare una suggestione emotiva, oltre a una gratificazione per la 'giustezza' prospettica e tridimensionale della "inventiva" rappresentata, direttamente o parzialmente collegata a dati realistici. Infatti sin dalle sue prime esemplificazioni autonome, o almeno circoscritte o focalizzate sulle succitate tematiche, questo genere s'intrecciò con quello della "veduta", mediante l'inserzione di un nucleo realistico principale in un contesto fantasioso, o all'opposto un'architettura fantasiosa in un'ambientazione realistica. Da cui un succedersi e un alternarsi di sollecitazioni in cui realismo e fantasia, ragione e sentimento, finalità decorative ed interpretative sono coinvolte all'unisono. Comunque nell'excursus che mi sono prefisso in questa pubblicazione, per seguire l'evoluzione in Italia di tale genere o filone durante il Sei e Settecento, si possono fissare due apici emblematici, oltre che qualitativi, all'inizio e alla fine di tale processo, in Viviano Codazzi e Gian Paolo Panini. Parallelamente Roma colle sue vestigia architettoniche ed anche scultoree ne costituisce naturalmente l'epicentro, concreto ed ideale allo stesso tempo, quale fonte delle sue più dirette stimolazioni. Tuttavia mi sono subito reso conto che non era possibile circoscrivere la mia trattazione alle specifiche realizzazioni attuatesi nell'Urbe, dato che molti furono i protagonisti che operarono al di fuori di tale sede, ad iniziare dallo stesso Codazzi, la cui attività documentata iniziò a Napoli dove lavorò per almeno due decenni, prima di continuare finire la sua carriera a Roma. Così pure Giovanni Ghisolfi che coIl "Capriccio architettonico" è un termine che compare già nella terminologia critica del Seicento, per indicare una o un insieme di "architetture", siano essi templi, palazzi, chiese o edifici vari, prevalentemente ispirati, più o meno realisticamente all'antico, quasi sempre animati da figure e spesso in connubio con elementi naturali paesaggistici. Una composizione in cui la realtà s'intreccia alla fantasia, al fine di generare una suggestione emotiva, oltre a una gratificazione per la 'giustezza' prospettica e tridimensionale della "inventiva" rappresentata, direttamente o parzialmente collegata a dati realistici. Infatti sin dalle sue prime esemplificazioni autonome, o almeno circoscritte o focalizzate sulle succitate tematiche, questo genere s'intrecciò con quello della "veduta", mediante l'inserzione di un nucleo realistico principale in un contesto fantasioso, o all'opposto un'architettura fantasiosa in un'ambientazione realistica. Da cui un succedersi e un alternarsi di sollecitazioni in cui realismo e fantasia, ragione e sentimento, finalità decorative ed interpretative sono coinvolte all'unisono. Comunque nell'excursus che mi sono prefisso in questa pubblicazione, per seguire l'evoluzione in Italia di tale genere o filone durante il Sei e Settecento, si possono fissare due apici emblematici, oltre che qualitativi, all'inizio e alla fine di tale processo, in Viviano Codazzi e Gian Paolo Panini. Parallelamente Roma colle sue vestigia architettoniche ed anche scultoree ne costituisce naturalmente l'epicentro, concreto ed ideale allo stesso tempo, quale fonte delle sue più dirette stimolazioni. Tuttavia mi sono subito reso conto che non era possibile circoscrivere la mia trattazione alle specifiche realizzazioni attuatesi nell'Urbe, dato che molti furono i protagonisti che operarono al di fuori di tale sede, ad iniziare dallo stesso Codazzi, la cui attività documentata iniziò a Napoli dove lavorò per almeno due decenni, prima di continuare finire la sua carriera a Roma. Così pure Giovanni Ghisolfi che co










Altre Informazioni

ISBN:

9788890868467

Condizione: Nuovo
Formato: Libro rilegato
Pagine Arabe: 443
Traduttore: Lollobrigida B.


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