Elf è sempre stata la più bella. Ha stile, idee geniali, ti fa morir dal ridere; le capitali del mondo la ricoprono allegramente di dollari per farle suonare il pianoforte e gli uomini si innamorano perdutamente di lei. Yoli è la sorella squinternata. Ha messo al mondo figli con padri diversi, ha un amante avvocato, se si rompe la macchina fa sesso con il meccanico, ha il conto sempre in rosso e una carriera mancata. E cos'è adesso questa storia che Elf vuole morire? Proprio in questo momento, poi, a due settimane da un'importantissima tournée. "Elfie, ma ti rendi conto di quanto mi mancheresti?" Quali sono le cose giuste da dire per salvare una vita? Yoli la prende in giro, la consola, la sgrida, aggredisce lo psichiatra dell'ospedale, cammina lungo il fiume tumultuoso del disgelo, non sa più che pesci pigliare. Cospira con la madre, con zia Tina, con il tenero marito scienziato di Elf, con Claudio, il suo agente italiano, e tra cene alcoliche, sms di figli ed ex mariti, sorrisi e ultime frontiere del pianto, lottano tutti per convincere Elf a restare. E in questo lungo duello di parole, carezze, umorismo nero si celebra la grazia e l'energia che occorrono per accettare il dono fragile della vita. Un libro di cui non è facile parlare, perché affronta, pur con grande delicatezza e sentimento, un tema complesso come il suicidio. La storia è quella di Yoli ed Elf, due sorelle che si incontrano in una stanza di ospedale, dove la seconda ha tentato (non per la prima volta) il suicidio. Si parla di esistenze apparentemente perfette, di sofferenza, di coraggio, di legami familiari e di cosa significhi veramente essere padroni della propria vita. Una storia che pesa come un macigno, ma lascia dietro di sé un senso incredibile di leggerezza. Non è un libro facile da consigliare, ma la scrittura scorre veloce, senza cedimenti, e nel complesso merita di essere proposto e raccontato. (Ilaria - libraia Hoepli)