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dai pra' silvia - i giudizi sospesi

I GIUDIZI SOSPESI




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

MONDADORI

Pubblicazione: 04/2022





Trama

I Giovannetti sono una famiglia felice. O forse lo sembrano soltanto? Si sa, a volte l'apparente felicità è direttamente proporzionale alla quantità di polvere accumulata sotto il tappeto. Il padre Mauro insegna storia e filosofia: brillante e bello come un attore, è la leggenda del liceo locale. La madre Angela è professoressa di arte alle medie, ama il suo lavoro, ma ancora di più i figli e il marito. Perla è una fuoriclasse, bravissima a scuola, responsabile: matura, da sempre; Felix è il fratello minore, affettuoso e intelligente, un po' imbranato, da sempre offuscato dalla luce accecante della sorella. Tutti si aspettano grandi cose da Perla. Ma da quando si è fidanzata con un certo James, un ragazzo più grande su cui circolano brutte voci - un violento, un bugiardo - è cambiata: insofferente, sarcastica, nulla le interessa più. Potrebbe essere una semplice crisi adolescenziale, la sana ribellione di una ragazza che non ha mai dato problemi, ma l'origine del suo malessere si rivelerà ben più radicale e implicata con il lato oscuro della famiglia in cui è cresciuta: i compromessi, le rinunce, le ipocrisie che fino a quel momento erano sembrate accettabili si riveleranno velenose, infestanti. Felix, "il figlio sbagliato", ironico, intelligente e defilato, è l'osservatore ideale, ed è dalla sua voce apparentemente disillusa ma in realtà disarmata e struggente che ci viene raccontata tutta la storia. I giudizi sospesi mette in scena venticinque anni della storia di una famiglia, indagata nelle sue dinamiche più autentiche e nascoste.




Recensione Libraio

“Ancora oggi – oggi che so che questa domanda non dovrei proprio farmela – ancora oggi non so che male avessimo fatto.”

 

I Giovannetti sono una famiglia di intellettuali di provincia, felice, come lo può essere una famiglia borghese dei giorni nostri. Un po’ di polvere nascosta sotto i tappeti e nei cuori, qualche ambizione delusa, qualche compromesso accettato di buon grado, scheletri ordinari negli armadi, i ruoli dei genitori liberali e solidi recitati troppo a lungo per essere ancora credibili. Mauro e Angela, insegnanti, si amano, sono una bella coppia, rispettano le regole, le loro maschere: lui, il Giova, migliorato con gli anni, con la sua eleganza indifferente, il Fabio Testi del liceo Lucrezio, professore venerato dalle studentesse, lei, a suo agio nel ruolo della moglie, insegnante, che vive con dimenticanza la bellezza di un tempo, accogliendo gli anni che passano, i capelli grigi, gli occhialoni e un po’ di trasandatezza. Sembra un equilibrio.

Felix è il figlio Piumino, un bambinone un po’ imbranato, brillante e ancora acerbo, che vive nell’ombra della sorella. La figlia Perla: i Giovannetti hanno una certezza, una bandiera di perfezione da sbandierare con orgoglio, che tutti riconoscono con rispetto. Perla è la perfetta, la figlia geniale. Perla è intelligente, intelligentissima, il vanto della famiglia, una potenza di ragazza. Per lei il cammino è già disegnato, scuole giuste, università giusta, lavoro giusto. Non è previsto il ragazzo sbagliato. James arriva e manda tutto in rovina.

 

“Gli sembrava, diceva alla mamma, che Perla stesse cercando in tutti i modi di abbassarsi, di recidere le fronde della sua magnificenza, massacrare la sua leggenda per farsi la più normale dei normali; gli sembrava che “quella merda” avesse minato a tal punto la sua autostima che Perla aveva cominciato a percepirsi non più come speciale, ma come sbagliata, come diversa.”

 

Perla si perde, per farsi amare si abbassa, dimenticando se stessa, in quella che sembra una crisi di ribellione ma diventa molto di più, uno tsunami emotivo che porta in superficie malessere e oscurità, di Perla, e di tutta la famiglia con lei.

Tutto improvvisamente appare fasullo, gli equilibri si frantumano, le certezze sulle quali la famiglia si era retta fino ad allora diventano un nulla. È Felix il narratore di questa che solo in apparenza è la vicenda di Perla e del suo amore tossico e manipolatore: il punto di vista di Felix è quello dell’imperfetto, del mediocre, ma è un punto di vista lucido, che unisce emozione a ironia.

Con lui entriamo nelle maglie di relazioni che sono prigioni, che evolvono creando aspettative sugli altri, che lavorano sul senso del dovere e dello spreco. È vero che è James a svuotare progressivamente Perla di tutto, di beni, di chili, di personalità, riducendola un’ombra, triste e attillata, di quella che era: ma è anche vero che in questa vicenda di normalità infelice, sono (siamo) tutti colpevoli, anche dell’ansia di non deludere, della pressione delle attese altrui, del bisogno di attenerci ai modelli che gli altri disegnano per noi, e basta un qualunque James col codino a far andare tutto a pezzi.

 

I protagonisti di Silvia Dai Pra’ giudicano se stessi, soppesano le rispettive ambizioni e le colpevolizzano, si ritrovano sbroccati nei bassifondi dei disagiati, additati come poveretti. Con il grande mestiere dell’empatia e dell’immedesimazione, Felix si rivolge direttamente al lettore, coinvolgendolo, per guidarlo dove la verità è comune: ci si trova tutti, se non condannati, almeno rimandati a settembre, come suggerisce il titolo del libro.

Silvia Dai Pra’ ha una scrittura ricca e coinvolgente, parla di noi, del nostro mondo, dei nostri film, della nostra musica, dei nostri fallimenti. Con un artificio ben gestito, la Dai Pra’ gioca spesso d’anticipo, svelando momenti non ancora accaduti, e attraversa venticinque anni di storia, dal 1998 al 2023, mettendo al centro progressivamente il tema del diventare adulti, con i suoi contorni più complessi: è un tema che è fortemente legato al possesso, dei genitori verso i figli, della loro responsabilità, del loro forsennato bisogno di far bene, dell’inaccettabile consapevolezza che qualcosa si sbaglia, sempre, anche a voler troppo.

 

“Perché forse tu non lo sai che quella non è la vita che avrei dovuto vivere io, ma la vita di qualcun altro. E io non l’ho mai capito quale era la vita che avrei voluto vivere io, io non sono mai riuscita ad abituarmi all’idea che potessi avere dei desideri, io ero quella che realizzava i sogni degli altri, io ero una macchina da vittoria, ed ero talmente presa dal bisogno di essere sempre la migliore che non ho mai avuto cinque minuti per fermarmi e chiedermi cosa mi interessasse.”

 

“Nella solitudine affollata che gli altri chiamano famiglia” le aspettative sono una violenza, e fanno male, su noi stessi e sugli altri, così come fa male da morire la nostalgia di quello che sarebbe potuto essere. Si può resistere stremati nel lago d’indifferenza che è il nostro cuore, per parafrasare Montale di Dora Markus: Perla sarebbe potuto essere e non è stata, non ha vissuto la vita che era stata immaginata (da altri) per lei, annientata da un amore sbagliato, e con lei tutti i protagonisti che cercano di trovare se stessi su strade che non avevano previsto, nei loro personali laghi d’indifferenza, prigionieri di un disagio emotivo molto attuale, e molto vero, perché la vita è fatta anche di ombre, imperfezioni, e talenti sprecati.



Recensione di Francesca C.









Altre Informazioni

ISBN:

9788804746362

Condizione: Nuovo
Collana: SCRITTORI ITALIANI E STRANIERI
Formato: Rilegato
Pagine Arabe: 492


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