Il 'vecchio di Samo', che dà il titolo al romanzo, è l'appellativo, tra il simpatico e l'ammirato, con cui Giovanni, il protagonista, si riferisce a Pitagora e alla sua dottrina della metempsicosi, nella convinzione che essa contenga un fondo di verità. In questa terza parte, la vicenda sembra procedere verso una sua possibile conclusione, ma il ritorno nella sua città natale, a dieci anni dal drammatico incidente in cui perse la vita Laura, non è solo l'occasione, per Giovanni, di raccontare al figlioletto la tragica vicenda, che ha cambiato il destino di molte persone, ma anche il momento della nascita, prematura, della sua secondogenita, una bimba che, inspiegabilmente (o forse no?), provoca nei genitori un comprensibile sconcerto. Aveva quindi ragione il 'vecchio di Samo' con la sua teoria? Si può rinascere a nuova vita, sfidando il destino?