"Guardiamoci in viso: noi siamo Iperborei... Abbiamo trovato l'uscita per interi millenni di labirinto. Oltre il nord, oltre il ghiaccio e la morte: la nostra vita, la nostra felicità...".
Questa frase di Nietzsche sembra riassumere quello che i protagonisti di Gli Iperborei provano all’inizio del romanzo.
Stella, Guenda, Poldo e Tapia sembrano avere tutto quello che ragazzi della loro età potrebbero desiderare: benessere economico, salute fisica, vestiti alla moda, profili social seguitissimi. Nel silenzio cova però una insoddisfazione, un’inquietudine esistenza che fa apparire la vita come una messinscena, la prosecuzione farsesca della recita di fine della scuola inglese di pochi anni prima.
I loro genitori appartengono a quella classe sociale “che da ragazzi avevano portato i pantaloni a zampa e che ora reggono le sorti del Paese, che si ritrovano alle stesse feste anche se votano partiti opposti, che appartengono al club ormai inaccessibile di chi è cresciuto sognando un mondo migliore e poi si è accontentato di uno peggiore” ma che non sanno dare ai figli le risposte agli interrogativi che li tormentano.
Pur avendo tutto i ragazzi di Gli Iperborei si sentono in trappola e per trovare una via d’uscita al vuoto che li attanaglia decidono di fare un viaggio in barca…
Gli Iperborei è il romanzo d’esordio dell’attore, regista e sceneggiatore Pietro Castellitto che con il film I predatori ha vinto il David di Donatello 2021.
Recensione di Samuel