Massimo Recalcati, muovendosi tra psicanalisi e religione, va a parlare al cuore del dolore.
Il dolore incomprensibile, ingiustificabile che l'uomo incontra in psicanalisi.
Il grido di Giobbe infatti, rifacendosi alla celebre figura biblica, si interroga sul rapporto dell'uomo con il dolore: riscattarsi dal dolore è possibile o impossibile?
Giobbe davanti ad esso si interroga.
E Recalcati sottolinea in Il grido di Giobbe che questa stessa interrogazione avviene durante la psicanalisi.
Ogni paziente è un po' Giobbe.
Massimo Recalcati studia lo scandalo di Giobbe, uno degli episodi più terribili della Bibbia perché mette al centro un uomo retto e giusto che tuttavia è costretto a soffrire senza ragione alcuna.
Irragionevolezza del dolore, ribaltamento della concezione del funzionamento del mondo, assenza di Dio: tutto ciò è anche protagonista insieme all'uomo nei percorsi di psicanalisi.
Eppure Il grido di Giobbe mostra anche come tutto ciò, come si è visto nella notte dei Getsemani, non basta a spingere l'uomo verso la morte.
Più forte di quest'ultima è la volontà di incontrare Dio: e Il grido di Giobbe è proprio quel tentativo di arrivare sino a Lui.
Ne Il grido di Giobbe non c'è rassegnazione, nè sacrificio, nè pace: è invece una pulsione quasi lacaniana a non cedere sul desiderio. Ed è proprio questa la vittoria dell vita sulla pulsione di morte.
Per Recalcati dunque la risposta a Il grido di Giobbe è Gesù.
Il grido di Giobbe, come tutti i saggi scritti da Massimo Recalcati, mescolano le istanze psicanalitiche e filosofiche a frammenti di una quotidianità umana che si fa rarefatta grazie alla rappresentazione di mito, religione e archetipo.