Brossura con alette, ill. colori e b/n. Un'esposizione "patriottica", come l'ha definita il presidente della commissione scientifica delle Scuderie del Quirinale, Antonio Paolucci, perché "allestita in un luogo identitario della Patria", fino al 24 maggio, proprio nel centenario della pubblicazione del Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 20 febbraio 1909.
Curata in collaborazione con il Centre Georges Pompidou di Parigi e la Tate Modern di Londra, allestita prima a Parigi, poi a Roma e, il prossimo giugno, a Londra, la mostra riafferma il ruolo primario del Futurismo nel complesso disegno del lessico artistico delle prime avanguardie. A sottolineare la collaborazione tra le tre istituzioni, ogni sede ha declinato, declina e declinerà il comune progetto secondo il segno della propria ottica, evidenziando la partecipazione a quella idea fondante e comune di rinnovamento e tensione verso il futuro che il Futurismo ha significato. Roma, in particolare, pur mantenendo la traccia del progetto francese iniziale, teso a ricostruire la mostra futurista del 1912 alla galleria Bernheim-Jeune di Parigi, sposta l'accento sulla trama di corrispondenze e opposizioni, analogie e contrasti, affinità e dissonanze che, dall'inizio del secolo scorso, marcarono quello che ancora oggi appare uno tra i più estesi dibattiti della modernità.
Oltre ai capolavori futuristi anche alcune delle opere chiave dei maestri del Novecento, da Boccioni a Carrà, da Severini a Balla, passando per Picasso, Duchamp e Braque, fino ad arrivare a Malevitch e Popova. Alle Scuderie del Quirinale, per la prima volta, il percorso espositivo mette in parallelo gli apporti stilistici e filosofici di Futurismo e Cubismo verso la genesi del Cubo-futurismo russo, del Vorticismo inglese, del Sincromismo americano, sottolineando il contributo dell'avanguardia italiana con l'intuizione marinettiana di una nuova sintesi tra spazio e tempo.
Sono esposte 77 opere, provenienti da 33 prestatori, di cui 26 stranieri, tra cui "La risata" di Umberto Boccioni o "I funerali dell'anarchico Galli" dal Museum of Modern Art di New York, "Le grand nu" di Georges Braque o "La femme assise dans un fauteuil" di Pablo Picasso dal Centre Pompidou. Capolavori come "La stazione di Milano" di Carlo Carrà o "Le voci della mia stanza" di Gino Severini dalla Staatsgalerie di Stuttgart o dalla Pinacoteca di Monaco i "Volumi orizzontali" di Umberto Boccioni accanto a opere insolite e rare da più di 30 musei e collezioni provenienti da tutto il mondo per conoscere, apprezzare, rivivere e ripensare un momento della nostra storia dell'arte.