Brossura con alette, ill. colori e b/n. Emilio Rizzi è stato un petit maître la cui esistenza si è svolta, per la sua parte più significativa, dentro i contesti italiani e francesi dove, a cavallo della fine del secolo XIX, si realizzava la “rivoluzione” dell’arte occidentale.
Formatosi a Milano, all’accademia di Brera, sotto la guida di Cesare Tallone, e poi a Roma, alla scuola di Antonio Mancini, Rizzi cercò nel realismo un antidoto ai simbolismi accademici del contesto romano, riuscendo a infondere ai soggetti delle sue prime opere – i volti emaciati di bimbe orfane, i drammi del lavoro... – una solidità e un rigore tipicamente lombardi. In seguito il suo percorso professionale lo fece approdare nella capitale francese, allora il più importante punto d’incontro e confronto d’ogni sperimentazione artistica. A Parigi, dal 1909 al 1914, Rizzi riuscì a conquistarsi uno spazio come peintre de la femme. Le sue voluttuose figure femminili configurano però delle donne reali, dentro un mondo – quello della Belle époque – che altri pittori spesso rappresentarono in forme leziose. I suoi paesaggi bretoni sanno reggere il confronto con il meglio della tradizione della “pittura francese della costa atlantica”, che da Courbet a Monet ha scritto uno dei capitoli più significativi della pittura moderna.
Forte di una lunga e solida esperienza internazionale, nel 1920 Emilio Rizzi si ritirò a Brescia, rimanendovi sino alla morte avvenuta nel 1952; qui dovette subire un’emarginazione pittorica indotta anche dal provincialismo del contesto locale, dove a dominare era il Novecentismo di regime. La sua attività si concentrò nell’insegnamento, divenendo punto di riferimento per molte generazioni d’artisti locali. 320 ill.