Questo testo è frutto dell'interesse condiviso in un gruppo di pratici e teorici dell'educazione a tornare a guardare con rinnovata attenzione il lavoro educativo contemporaneo. Lungi infatti dall'essere soppiantato da esigenze altre, il lavoro educativo è però mimetizzato e nascosto da istanze che lo rendono irriconoscibile, come sottoposto a «trazioni» di vario ordine che solo un paziente lavoro di ricerca può portare alla luce, riattrezzando uno sguardo pedagogico. Quel lavoro per cui è nato il "Laboratorio Permanente. Il lavoro educativo: professione e formazione" del Centro Studi Riccardo Massa. Le ricerche che Il Laboratorio ha realizzato nel suo primo progetto (2011-2013) hanno permesso di leggere pratiche plurali da cui l'educazione emerge di volta in volta come: pratica che dà ancora senso al desiderio professionale delle nuove generazioni di educatori; fondale di progetti culturali dedicati ai giovani, o reticolo di significati tesi tra servizi educativi formali e agenzie informali come le famiglie; terreno comune di azione professionale ma anche di coabitazione multiculturale nella costruzione di équipe multidisciplinari; luogo di difficile equilibrio tra l'istanza progettuale e quella di documentazione e valutazione; esperienza di qualità nelle riflessioni di attori educativi sociali del territorio e infine esperienza di secondo livello in cui, grazie al consulente pedagogico, genitori, figli, insegnanti e educatori si possono permettere di riflettere su pratiche e criticità dell'agire educativo. Alla fine di questo percorso, si evidenzia anche una possibile risposta alla domanda intorno al nucleo costitutivo del lavoro educativo: che cosa fa l'educatore professionale? E il pedagogista? Quale che sia la posizione da cui si indaga l'educazione, porsi continue domande di ricerca e imparare a «pensare il disordine » emergono non solo come apprendimenti circoscritti a questo percorso, ma anche come competenze pedagogiche trasversali delle professioni educative contemporanee.