Ottocento e più lettere dal 1931 al 1943 (con un'appendice per anni successivi), scambiate tra un papà Emilio, militare di Marina "istruito", e una mamma Giuseppina, semplice e immediata nel suo grado di eroica, "sgrammaticata poetessa". Per cornice la civiltà rurale e la dolce-verde collina di Coperchia, paesino a ridosso di Salerno, da cui si irradia questo flusso cartaceo, incrociando per angoli strategici del Mediterraneo italiano (La Spezia, Taranto, Napoli, Trieste-Istria) e africano (Tangeri, Tobruk, Bengasi). Eppure, tra poche gioie e tanti sconforti, una corrispondenza "pura", fatta di pudore, un inno all'amore, alla Vita, alla famiglia, alla patria, soprattutto alla pace universale. Da ogni missiva traspare il grande cuore e l'immenso, religioso e indistruttibile amore fra i due. Esso è stato in definitiva un «Amore pasquale», sacrificato cioè alla e nella tragedia dell'ultimo conflitto mondiale (la "Grande" Storia...).