Nel 1903, Strindberg scrive un saggio sul "Misticismo della storia universale", che viene descritta come «una colossale partita a scacchi, nella quale un solo giocatore», divino e imperscrutabile, «muove sia i bianchi sia i neri, tenendosi completamente neutrale»; quindi, compone tre drammi dedicati alle figure di Mosè ("Attraverso i deserti verso la terra promessa"), Socrate ("Ellade") e, più tangenzialmente, Cristo ("L'agnello e la bestia"). Strindberg aveva in mente un immenso affresco drammaturgico, di cui restano solo questi pilastri (insieme a un altro dramma su Lutero), che sono rimasti spesso ai margini delle edizioni della sua opera e delle rappresentazioni teatrali. Si tratta di drammi discontinui e occasionalmente espressionistici che, tuttavia, consentono - come dimostra l'introduzione di Franco Perrelli - una lettura e una valutazione in profondità di tutta la variegata produzione strindberghiana, in campo teatrale e no.