Discorrendo con il figlio sedicenne Adeodato, Agostino s'interroga sul ruolo del linguaggio nella relazione educativa, a partire dal rapporto tra le parole e le cose. Il dialogo, qui proposto con testo latino a fronte e note di commento, inaugura la riflessione occidentale sul ruolo del maestro e sul significato dell'insegnamento. Una delle prime, spiazzanti conclusioni è che le parole non insegnano e i maestri non hanno alcun ruolo nella formazione dei discenti. Si tratta, però, di un risultato non definitivo, in un confronto aperto che non intende offrire risposte risolutive, ma affrontare dialetticamente il problema filosofico dell'educazione. Le domande ancora attuali che il dialogo pone costringono a ridefinire il compito del maestro e riportano al centro la necessità di avvicinare il discente al sapere aiutandolo a rintracciare la motivazione nella propria interiorità.