La ricostruzione, schietta e potente, di un delitto quasi perfetto è Compulsion di Meyer Levin.
Un fatto di cronaca: Anni Venti, due giovani rampolli di ricchissime famiglie di Chicago rapiscono e uccidono un ragazzino di quattordici anni, apparentemente senza uno scopo. Nella realtà i due hanno architettato da tempo quello che rappresenta per loro una sfida umana e sociale: provare la loro superiorità alle leggi, alla giustizia, all'uomo.
Dotati di intelligenza brillante e per molti aspetti geniale, i due si ergono a superuomini sulla scia di Nietzsche, al di là di ogni bene e di ogni male.
Vivendo il loro delitto come un esercizio intellettuale in grado di dimostrare la potenza dell'uomo superiore al gregge, Nathan Leopold e Richard Loeb divennero protagonisti di un caso giudiziario e criminale che affascinò e turbò gli animi e le menti.
Il libro di Meyer Levin è uno straordinario romanzo storico di impronta giornalistica che ricostruisce gli episodi invischiando il lettore nella complessità ossessiva dei due ragazzi e delle loro personalità disturbate e morbose. Così la narrazione si sposta dal registro del thriller a quello della cronaca processuale per poi approdare all'analisi sociale e psicologica più ardita e spaventosa.
Judd e Artie, i personaggi che "interpretano" i giovani assassini, sono due archetipi umani di impressionante interesse. Il loro ritratto si compone a tinte fosche perché sono superiori per intelletto ma la loro intelligenza fa accapponare la pelle, unita a un'emotività fragile e ossessiva da bambini.
La psicanalisi emerge nel racconto per scandagliare gli animi, ricercare ragioni, scovare indizi del male.
Pochi anni più tardi, quando i due ragazzi avevano già cominciato a scontare la loro condanna a vita, altre menti al di qua dell'oceano iniziarono la loro discesa negli inferi dell'umanità e della violenza giustificata, dichiarando la loro superiorità etnica e dando voce al male dell'Olocausto.
Compulsion è un'opera da leggere, un esercizio del pensiero sull'uomo e i suoi abissi: è un libro crudo, complesso e dieci anni prima dell'uscita di A sangue freddo rappresenta una grande testimonianza, elegante nella scrittura e moderna nell'idea, di come il romanzo-verità abbia segnato la storia della letteratura.
Recensione di Francesca Cingoli