La figura di san Carlo Borromeo spicca nel panorama del Rinascimento come quella di un gigante. Nominato a 22 anni cardinale Segretario di Stato dallo zio Pio IV, a Roma ebbe la singolare occasione di collabo- rare con lui nel riaprire, concludere e attuare il concilio di Trento, riformando per quattro secoli la Chiesa universale. Per dare attuazione pratica ai decreti tridentini, a 27 anni Carlo lasciò Roma per Milano, dove fu però contrastato, vilipeso, minacciato di spada e colpito alla schiena da una archibugiata, venendo tuttavia acclamato santo dai milane- si dopo la peste del 1576, che contribuì a debellare. Come ricco e come nobile si distinse dai ricchi e dai no- bili del suo tempo, donando ogni proprio avere ai poveri. Come milanese di fronte alla carestia e alla peste, superò per coraggio e iniziativa ogni altro concittadino. Come cardinale arcivescovo si distinse da molti altri ec- clesiastici del suo secolo per religiosità, carità e vastità del- le opere di religione: edifici di culto, collegi, seminari. Con una prosa chiara, avvincente e documentata, Federi-co A. Rossi di Marignano, ricorrendo alla viva voce di te-stimoni coevi e a brani di lettere edite e inedite, ripercorre come in un romanzo la vita di un santo riformatore che nel Cinquecento ha aperto la strada all'età moderna.
