La radicale trasformazione della forza lavoro avvenuta negli ultimi due decenni - drastica diminuzione della manodopera impiegata nell'industria manifatturiera e aumento di lavoratori nell'area dei lavori immateriali implica per la medicina del lavoro un'attenzione nuova per gli aspetti psicologici e relazionali dei fattori di rischio lavorativo. Chi si occupa di prevenzione e valutazione del rischio è tuttavia posto spesso nella condizione paradossale di essere coinvolto nel processo di analisi e gestione del rischio sulle tematiche connesse al disagio derivante dal malessere organizzativo, ma di non disporre di strumenti adeguati per prevedere e gestire i rischi "psicosociali", meno visibili, meno controllabili dei più noti fattori di rischio ambientale. In questa prospettiva è importante la collaborazione fra medico del lavoro e psicologo del lavoro: una collaborazione che in questo testo viene proposta come costruzione di un linguaggio comune, proposta di approccio interdisciplinare e interprofessionale alle problematiche del disagio psicosociale di individui e gruppi in seno all'organizzazione. Un focus particolare è dedicato alle professioni sociosanitarie, tra quelle più a rischio disagio (in primo luogo la sindrome del burn-out) fra le diverse attività di servizio e cura "dell'altro", per l'esposizione alla "dipendenza" e alla sofferenza dei pazienti. Il volume è testo di adozione presso la Facoltà di Psicologia dell'Università di Torino.