E poi mi piace il tuo sorriso, - mi disse sfiorandomi le labbra con le dita. – Ci vuole molta sofferenza per produrre un sorriso come il tuo.
Quando Remo incontra Margherita, il suo annus horribilis ha lasciato devastazioni. Remo si sente un fallito, insegue il sogno di diventare uno scrittore, non ha un soldo, e la fidanzata l’ha lasciato. Il cibo è la sua consolazione, sempre di più, a colmare vuoti, a cercare un fondo dal quale risalire. Remo supera i 100 chili, si porta dietro un corpo che non riconosce, che lo mette a disagio.
C’è il bar Atene ad accogliere la sera lui e un gruppo di amici disillusi.
In questo smarrimento compare Margherita, esile e nervosa, un taccuino dove annotare le calorie ingerite, una guerra quotidiana per mangiare di meno, per alleggerire il peso di un corpo quasi trasparente, ma non abbastanza per mettersi in costume, perché il suo è un peso del cuore.
Remo e Margherita si guardano e riconoscono le loro solitudini, le ombre che li abitano, il buio che si soffoca. Le loro conversazioni sono incontri di pugilato, in cui mettersi alla prova, in cui tastare le proprie intimità, gli spigoli appuntiti e le curve morbide. Le loro voci chiamano, e invitano ad andare, a rimettersi in viaggio.
Eravamo due elettroni in movimento. Ci inseguivamo da quando ci eravamo incontrati, perché ciascuno intuiva nell’altro qualcosa di sé. Era come se avessimo scoperto la persona che custodiva il nostro più profondo, intimo segreto, quello che noi stessi ignoravamo, e ora cercassimo disperatamente un modo per farcelo rivelare.
Remo vede in Margherita quello che lui non è mai stato, slancio e esagerazione, tensione continua, “luce nell’ombra e ombra nella luce”. Margherita trova in Remo una sicurezza, un animo che risponde pronto, che tira fuori un’ironia inattesa, e la capacità di raccontare storie a cui aggrapparsi.
L’amore salva , guarisce ogni solitudine, ed è fatto di chiaroscuri, di piccole felicità, delicate e preziose, leggere da trasportare. E mentre i loro corpi si avvicinano, Remo e Margherita per osmosi si ritrovano, facendo pace con i propri demoni, demoni essi stessi.
Breve storia amorosa dei vasi comunicanti è un romanzo bellissimo che guarda nell’intimo con lealtà, che definisce l’amore come una forza che si trova uno nell’altra, e ci fa ri-scoprire a noi stessi, accompagnandoci nella risalita: un amore che non ha bisogno di pronunciare parole assolute, perché va dritto alla coscienza e la riempie di sentimento e di fiducia.
Avevo imparato che le uniche parole che funzionano non sono quelle che si pronunciano, ma quelle che si vivono.
Recensione di Francesca Cingoli