La parola è la sorella stronza della musica. È disonesta, traditrice, piena di insidie.
Per questo Emanuele è taciturno. Al suo posto, parla la musica del suo sassofono. Di lei ci si può fidare, compagna fedele e indulgente. È il jazz la voce narrante di questo romanzo che è quasi un monologo, vero, credibile, commovente.
Un cinquantenne con niente in tasca e troppo nel cuore, rimpianti e strappi che fanno male, che si attenuano solo con il calore consolatorio dell’alcol: non ha niente, Emanuele, un sassofono senza custodia, un giaciglio di fortuna, una ferita in testa dopo un’aggressione in strada.
È lì che vive e si esibisce, il solito angolo di strada di una cittadina di provincia, abbigliata a festa per Natale: un bel repertorio, il suo, e una frase del giorno, uno dei suoi tanti pensieri, una ricerca di un senso, un dialogo a una direzione.
Apparentemente senza legami e affetti, quest’uomo disperato e solitario scopre la possibilità di una rinascita, di una conversazione con il mondo, fatta di note ma anche di racconti e di emozioni.
C’è la prospettiva di una possibilità che lo scuote, anche grazie all’amicizia con la giovane Maria, che a suo modo lo salva da sé stesso, offrendogli ogni giorno qualcosa di caldo da bere, poi un tetto, e la possibilità di un riscatto. L’idea di una felicità.
Affronta te stesso e sconfiggiti. Affronta sé stesso Emanuele, un passo alla volta, recuperando il passato, dando una ripulita al presente, proiettandosi verso un futuro che nemmeno osava sognare, ritrovando la speranza, offrendosi, un ascolto sincero che la gente riconosce come un regalo.
Ci sono errori da rimediare e conti da saldare, una lista di creditori, di cibo e di attenzione, per tutti un incontro per poi ripartire a testa un po’ più alta.
Ci sono tante note, in questo prezioso Preludio a un bacio, Duke Ellington, Sonny Rollins, Herbie Hancock.… la musica aggiunge un contenuto e non è solo un sottofondo.
Tony Laudadio, attore di teatro e di cinema, è anche uno bravo scrittore, attento e ricercato, il suo Emanuele è vivo di fronte a chi legge, e umano, carico di un dolore che solo una penna molto sensibile sa ricreare in maniera così efficace, senza mai essere retorica. Non c’è una parola di troppo in questo romanzo, non c’è una nota stonata.
Applausi a scena aperta per Tony Laudadio e il suo bel Preludio a un bacio (e anche per NNeditore che regala sempre copertine meravigliose).
Recensione di Francesca Cingoli