Proprio perché si tratta di uno dei dialoghi socratici più difficili da intendere e da valutare, l'autenticità dell'Alcibiade secondo è messa in dubbio anche da Reale, che lo considera composto al tempo dei primi dialoghi di Platone. A ogni modo, i pensieri espressi in relazione al tema centrale del dialogo – la preghiera, che va rivolta agli dèi col cuore, non con lo sfarzo di riti appariscenti – sono perfettamente congruenti con le testimonianze di Senofonte sulla concezione socratica del pregare. Nel Saggio Introduttivo, Reale appronta un perspicuo e fecondo parallelo tra questa concezione e l'epilogo del Fedro, in cui è contenuta la più bella preghiera mai scritta da un pagano.