"Romain Gary non è mai diventato un classico. Forse questo è un motivo per leggerlo davvero: perchè, iconoclasta e non classificabile, la sua opera resiste a questa definizione. Pur essendo uno degli autori più letti, appare marginale nella letteratura francese. Lo scrittore ha coltivato costantemente il mito del liberto, del cosacco delle lettere, utilizzando come personaggi i reietti, gli emarginati e i saltimbanchi. Eternamente insoddisfatto, ha lasciato che ci fossero dubbi sulla sua biografia, ha intobidito le acque, ha cancellato le tracce, ha utilizzato pseudonimi, ha irriso il benpensantismo letterario, sconvolto dalla sua irriverenza di fronte ai canoni dello stile e alla prassi romanzesca, con le sue dichiarazioni a bruciapelo e il suo humour nero. Se l'opera di Gary non è sempre stata percepita come di primo piano, è anche perchè la cui vita ha sua vita ha suscitato un così grande interesse nel pubblico, da andare talvolta a discapito di una lettura attenta delle sue opere. Il suo nome evoca in effetti un vasto immaginario. La voce è quella di uno scrittore impegnato, fedele alla Francia libera e a Gaulle, atomi di un romanzie in rivolta contro la ristrettezza delle ideologie, che non ha mai derogato a manifestare il rifiuto della disillusione e il perseguimento dell'ideale. Un lown lirico, un divoratore di stelle, un incantatore, che viene raccontato così bene dai suoi titoli".
Maxime Decout