Abstract Anche oggi le case degli antichi romani esercitano sul visitatore un fascino straordinario, sia per la grandiosità delle loro strutture architettoniche sia, soprattutto, per la sontuosità delle decorazioni pittoriche parietali. I pittori romani erano soprattutto attratti dallo spazio che sapevano dilatare, per esempio, con trompe-l'oeil raffiguranti eleganti facciate marmoree, portici, parapetti, paesaggi esotici o meravigliosi giardini, a volte popolati da animali feroci o da figure della mitologia.
Magico è l'incanto che suscitano queste pitture murali d'illusione, basti pensare al giardino immaginario della Villa di Livia conservato nel Museo Nazionale Romano, ai santuari fantastici della Villa di Poppea a Oplonti o al paradiso selvaggio della Casa dei Ceii a Pompei.
La riproduzione in dettaglio delle opere consente di apprezzarle in tutta la loro straordinaria ricchezza, anzi quasi di "toccarle con mano".
Autore Umberto Pappalardo è attualmente Professore di Archeologia Greca e Romana, di Archeologia della Magna Grecia ed Archeologia Pompeiana presso l'Università Suor Orsola Benincasa a Napoli.
È stato Ispettore degli Scavi di Pompei e Direttore degli Scavi di Ercolano. Ha condotto studi e ricerche nelle Università di Basilea, Tübingen, Freiburg i.B. e Tokyo. È stato docente di Archeologia Classica nella Università di Fribourg in Svizzera e Visiting Professor alle Università di Tokyo, Cordoba e Buenos Aires.
Ha condotto scavi in Italia, Grecia, Turchia ed Israele ed ha collaborato con l'American School of Classical Studies per la pubblicazione degli scavi della città di Corinto.
È membro della Scuola Archeologica Italiana di Atene, dell'Istituto Italiano di Dendrocronologia, dell'Istituto Archeologico Germanico, della Fondazione Alexander von Humboldt e della Premier Minister Takeshita Foundation. Collabora con l'Enciclopedia Italiana (Fondazione G. Treccani) e con la Neuer Pauly (Fondazione Enciclopedia Pauly-Wissowa, Stuttgart). Ha al suo attivo centinaia di articoli nelle maggiori riviste specialistiche, molte delle quali tradotte in tedesco, francese, inglese, spagnolo e giapponese.