“Sospeso è da tempo il tempo” è un racconto che ha preso vita in maniera spontanea nei primi giorni di aprile 2020, nel pieno della “prima quarantena” dovuta alla pandemia di COVID-19. Quando ogni normale attività si è dovuta fermare per mesi e tutti noi siamo rimasti come sospesi in una quotidianità scandita da rituali al balcone o al massimo nel giardino di casa o al parco sotto casa. Un periodo segnato da immobilità e mancanze, ma non privo di riflessioni e desideri. Quello di riabbracciare una persona cara e distante accomuna l’autrice alla protagonista, Anna, che nelle vesti di una paladina d’altri tempi viene messa alla prova su e giù per una palazzina, alla disperata ricerca dell’amato Guido, sempre sfuggente. Liberamente ispirato all’episodio “Il palazzo di Atlante” in “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto, con anche l’uso di rime interne che richiamano il poema epico-cavalleresco e la sua atmosfera, il racconto descrive in maniera metaforica la condizione della quarantena, gli entusiasmi e le pene, l’attesa continua di un ritorno incerto alla normalità. Parla di distanza e affetto fra le persone, ma in qualche modo anche dei luoghi del cuore. Quelli in cui abbiamo trovato riparo e quelli che ancora oggi ci aspettano, più o meno distanti dalle nostre abitazioni, sospesi anch’essi in un tempo poco vitale e desiderosi di riaprirsi al pubblico. Un racconto che vuole essere una delicata testimonianza di quanto vissuto nella primavera di questo 2020 e che, sebbene le condizioni e gli umori siano mutati con le restrizioni attuali, conserva la speranza nel ritorno di un tempo quotidiano scandito dagli abbracci, degli spazi di ritrovo e di cultura e delle storie che solo le emozioni vissute in pieno possono regalare.
