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Il cuore è al centro di ogni aspetto della nostra esistenza. Per secoli è sembrato che la comprensione del suo funzionamento dovesse sfuggirci: un muscolo d’eccezione misteriosamente animato, motore primo della vita, ma anche centro delle nostre emozioni e ritenuto, seppur contro ogni evidenza, la sede dell’anima; ricetto sentimentale per le nostre paure, l’odio incondizionato, la passione e il desiderio amoroso.
Sandeep Jauhar, cardiologo di origine indiana, sgombrando il campo dalle connotazioni metaforiche con cui l’essere umano ha sempre rivestito quest’organo, intreccia abilmente cronache di scoperta, positivismo e dolore con i commoventi racconti sulla storia dei disturbi cardiaci nella sua famiglia e sui pazienti che ha avuto in cura per molti anni; fa risalire alla morte improvvisa del nonno in India la sua passione-ossessione per il muscolo cardiaco, fino a scoprirsi egli stesso affetto da un insidioso male al cuore.
Ricco di storia informativa sulla nascita della moderna cardiologia, leggendo Il cuore scopriremo come e da chi è stato effettuato il primo intervento chirurgico a cuore aperto, ci stupiremo della genialità di William Harvey che ha indagato e svelato la natura della circolazione sanguigna, incontreremo C. Walton Lillehei che con la macchina cuore-polmoni ha dato speranza di vita a milioni di pazienti, seguiremo Werner Forssmann che per primo sperimentò su se stesso la procedura per raggiungere il cuore con un catetere – aprendo così la strada a una chirurgia cardiaca meno invasiva –, vedremo nel suo laboratorio George Mines, gentiluomo inglese, che scoprì i meccanismi elettrici del muscolo cardiaco; e assisteremo all’invenzione, quasi per caso, del pacemaker impiantabile, fino alle ultime frontiere dei trapianti con cuori artificiali.
Jauhar compie un'impresa degna dei migliori scienziati umanisti, quella di saper unire le competenze acquisite nel lungo e difficile apprendistato alla professione medica con lo spirito che ha animato altri grandi medici-scrittori – Oliver Sacks su tutti, ma anche più recentemente Atul Gawande, Siddhartha Mukherjee e Henry Marsh –, ovvero una profonda conoscenza dell’animo umano, messo a dura prova dalla malattia, e di saperlo raccontare con intima gentilezza e una partecipazione sempre rispettosa. Affronta i limiti della tecnica medica, confida che i progressi futuri dipenderanno sempre più dai nostri stili di vita e sempre meno dai dispositivi che saremo in grado di inventare, e insegna, con la sua scrittura coinvolgente e appassionante, a convivere con le fragilità del nostro corpo.
Il cuore è uno di quei libri rari e felici, capace di insegnare molto e di cambiare nel profondo la visione del mondo e della vita di ogni lettore.
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