romagnoli gabriele - solo bagaglio a mano

SOLO BAGAGLIO A MANO

10,00 €
TRAMA
Non ingombrare, non essere ingombranti: è l'unica prospettiva che si possa contare fra quelle positive, efficaci, forse anche moralmente e politicamente buone. Gabriele Romagnoli ha avuto modo di pensarci in Corea, mentre era virtualmente morto, chiuso in una cassa di legno, per un bizzarro rito-esperimento. Nel silenzio claustrofobico di quella bara, con addosso solo una vestaglia senza tasche (perché, come si dice a Napoli, "l'ultimo vestito è senza tasche"), arrivano le storie, le riflessioni, i pensieri ossessivi che hanno a che fare con la moderazione. Il bagaglio a mano, per esempio. Un bagaglio che chiede l'indispensabile, e dunque, chiedendo di scegliere, mette in moto una critica del possibile. Un bagaglio che impone di selezionare un vestito multiuso, un accessorio funzionale, persino un colore non invadente. Il bagaglio del grande viaggiatore diventa metafora di un modello di esistenza che vede nel "perdere" una forma di ricchezza, che sollecita l'affrancamento dai bisogni, che non teme la privazione del "senza". Anche di fronte alle più torve minacce del mondo, la leggerezza di sapersi slegato dalla dipendenza tutta occidentale della "pesantezza" del corpo, e da ciò che a essa si accompagna, diventa un'ipotesi di salvezza. Viaggiare leggeri. Essere leggeri. Vivere leggeri. Gabriele Romagnoli centra uno dei temi decisivi della società contemporanea e della sopravvivenza globale e scrive una delle sue opere più saporite, il racconto di una rinascita, di un risveglio.
NOTE EDITORE
Abbiamo fatto qualche domanda all'autore: Come nasce l'idea del titolo del suo libro? Ho voluto trasmettere la mia idea di uno stile di vita "leggero", perché sostengo che si possa vivere meglio senza necessariamente avere ambizioni sempre più grandi e soprattutto senza recriminazioni sul passato. Interessante l'incipit che le ha dato lo spunto per scrivere il libro. Può raccontare l'esperienza? Come le è venuta l'idea? Cosa ha provato? Avevo letto un trafiletto su un giornale inglese che parlava di una pratica bizzarra molto usata in Corea del Sud, lo stato in cui avvengono più suicidi rispetto al resto del mondo. Alcun grosse aziende per scoraggiare i suicidi permettono di provare cosa significhi morire e l'idea mi ha subito incuriosito e ho voluto sperimentare, pensando che potesse essere qualcosa di molto interessante da raccontare. Mi hanno fatto firmare un testamento e poi mi hanno chiuso in una bara, non so esattamente per quanto tempo, forse 5 minuti che mi sono sembrati all'incirca un quarto d'ora... In quel momento ho pensato che fosse effettivamente un buon metodo, perché i traumi aiutano a capire meglio che non abbiamo nessuna certezza nella vita. Il bagaglio a mano è inteso come metafora di "leggerezza" . Può spiegare meglio in quale accezione è da intendersi? Leggerezza non solo materiale, ma soprattutto dal punto di vista morale. Essere chiuso nella "cassa da morto" mi ha fatto pensare a questo. Mi hanno fatto indossare una vestaglia senza tasche che ricorda per l'appunto che nulla ci appartiene e nulla potremo portare poi con noi quando moriremo. Un po' come l'usanza napoletana di vestire il defunto con abiti senza tasche... Di qui la convinzione che tutti dovremmo pensare meno al passato, a tutti i "se", i "ma" e i "forse poteva andare in un altro modo". Credo che dovremmo avere maggiore predisposizione al domani, al futuro e non fossilizzarci su quello che è già accaduto, perché ormai è andata così. Una domanda un po' spiritosa, leggera per l'appunto... Lei nel suo bagaglio a mano cosa ci metterebbe? Fisicamente: lo stretto necessario per quanto riguarda l'abbigliamento, una fiaschetta del mio whisky preferito da bere magari a sera, e un libro tra quelli che non ho ancora letto e non il mio preferito perché altrimenti leggerei sempre le stesse cose e invece amo scoprire il nuovo. Dal punto di vista immateriale, invece, porterei sicuramente con me le aspettative sull'avvenire e quindi non un "diario", piuttosto un calendario che mi ricordi i giorni che devono ancora arrivare.

PREFAZIONE
Viaggiare leggeri. Essere leggeri. Vivere leggeri. Con l'intelligenza curiosa e brillante del cinico passionale, Gabriele Romagnoli centra uno dei temi decisivi della società contemporanea e della sopravvivenza globale e scrive una delle sue opere più saporite, il racconto di una rinascita, di un risveglio. Senza magniloquenza. Senza arroganza. Senza.

AUTORE
Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) è un giornalista e scrittore italiano. Ha diretto "GQ". Collabora con "la Repubblica" e "Vanity Fair". Fra le sue opere citiamo: Navi in bottiglia (Mondadori, 1993), Louisiana blues (Feltrinelli, 2001), L'artista (Feltrinelli, 2004), Non ci sono santi (Mondadori, 2006), Il vizio dell'amore (Mondadori, 2007), Domanda di grazia (Mondadori, 2014).

ALTRE INFORMAZIONI
  • Condizione: Nuovo
  • ISBN: 9788807491887
  • Collana: VARIA
  • Formato: Brossura
  • Pagine Arabe: 87