aleksievic svetlana - la guerra non ha un volto di donna
  • Genere: Libro
  • Lingua: Italiano
  • Editore: Bompiani
  • Pubblicazione: 11/2015

LA GUERRA NON HA UN VOLTO DI DONNA

20,00 €
TRAMA
Se la guerra la raccontano le donne, quando prima l'hanno raccontata solo gli uomini... se a farla raccontare è Svetlana Aleksieviéc... se le sue interlocutrici avevano in gran parte diciotto o diciannove anni quando, perlopiù volontarie, sono accorse al fronte per difendere la patria e gli ideali della loro giovinezza contro uno spietato aggressore... allora nasce un libro come questo. 22 giugno 1941: l'uragano di ferro e fuoco che Hitler ha scatenato verso Oriente comporta per l'URSS la perdita di milioni di uomini e di vasti territori e il nemico arriva presto alle porte di Mosca. Centinaia di migliaia di donne e ragazze, anche molto giovani, vanno a integrare i vuoti di effettivi e alla fine saranno un milione: infermiere, radiotelegrafiste, cuciniere e lavandaie, ma anche soldati di fanteria, addette alla contraerea e carriste, genieri sminatori, aviatrici, tiratrici scelte. La guerra "al femminile" - dice la scrittrice - "ha i propri colori, odori, una sua interpretazione dei fatti ed estensione dei sentimenti e anche parole sue". Lei si è dedicata a raccogliere queste parole, a far rivivere questi fatti e sentimenti, nel corso di alcuni anni, in centinaia di conversazioni e interviste. Cercava l'incontro sincero che si instaura tra amiche e quasi sempre l'ha trovato: le ex combattenti e ausiliarie al fronte avevano serbato troppo a lungo, in silenzio, il segreto di quella guerra che le aveva per sempre segnate...

ALTRE INFORMAZIONI
  • Condizione: Nuovo
  • ISBN: 9788845281099
  • Collana: OVERLOOK
  • Formato: Brossura
  • Pagine Arabe: 445
  • Traduttore: Rapetti S.; Bonora P. M.


COMMENTI
27/03/2017 di pino.modola Libro all'altezza delle aspettative: un punto di vista purtroppo "originale" sulla Seconda guerra mondiale combattuta sul fronte orientale. Originale perché non avevo ancora conosciuto un'opera sull'argomento che presentasse la prospettiva delle combattenti donne. E perché non accade spesso di leggere resoconti così spietatamente veritieri da parte di fonti sovietiche (trattandosi di una raccolta di testimonianze dirette, la voce è quella di alcune centinaia di cittadine-soldato sovietiche, anche se registrate da una scrittrice ormai bielorussa). L'autrice/intervistatrice ha al suo attivo un Premio Nobel per la letteratura e una storia personale di onestà intellettuale: non a caso questo libro è stato a lungo vietato nella Bielorussia di Lukashenko, dove ancora vige la narrazione ufficiale della Grande Guerra Patriottica gloriosa e vittoriosa, senza macchie e senza paure. Guerra che è stata certamente gloriosa e vittoriosa, ma con macchie e paure che i protagonisti - in questo caso le protagoniste - conoscevano e conoscono benissimo. Così, tra ragazze di 19 anni che si ritrovano i capelli bianchi, diplomate contabili che diventano cecchine, uccidono 481 nazisti e poi tornano a fare le contabili fino alla pensione continuando a trascinarsi nell'animo il grumo mai risolto di tutte quelle vite umane spezzate, ragazze che si portano nello zaino le scarpette con il tacco alto, quelle che ritengono l'orrore maggiore di tutta la guerra averla dovuta combattere indossando mutande lunghe da uomo ("ero disposta a dare la vita per la patria; ma con i mutandomi da uomo è stato tremendo!") e quelle che - giovanissime - hanno la prima mestruazione durante un'azione bellica e temono di essere state ferite, è davvero l'altra metà del cielo che si racconta e ci racconta quell'esperienza sconvolgente che è stata la guerra. Stimolate empaticamente dall'autrice, molte di quelle testimoni si aprono per la prima volta, dopo decenni di silenzio e di narrazioni assegnate di diritto agli uomini, e ci consegnano uno spaccato molteplice e lancinante della loro esperienza vissuta. Per i fatti bellici, consiglio di consultare la storiografia. Per sapere che cos'è vivere e combattere una guerra, quella guerra, quest'opera è semplicemente indispensabile. Tra l'altro, ci illumina un orizzonte più ampio di quello della Seconda guerra mondiale ed è, anche per questo, un'espressione di femminismo nobile e alto.

28/01/2016 di amazzoni22 devo completare la lettura ma apprezzo la scelta di assumere il punto di vista femminile in un terreno appannaggio degli uomini