Nato a cavallo tra due epoche,
il XIX e il XX secolo, l’autore assimila tutto il fermento culturale che lo circonda: a Trieste conosce lo scrittore irlandese James Joyce che lo stimola a scrivere un romanzo, traduce uno scritto di psicoanalisi che porta la firma di Sigmund Freud,
L’interpretazione dei sogni, collabora al giornale
La Nazione e viene anche segnalato da Eugenio Montale come importante scrittore.
È proprio con una delle sue opere più conosciute che Svevo si ritrova al centro di un dibattito ti stampo letterario:
La coscienza di Zeno non trova subito la ricezione sperata e il pubblico e la critica italiana si dividono; lo stile di Svevo, infatti,
rompe con la tendenza letteraria del paese, lasciandosi trasportare dal flusso di coscienza e dalla narrazione di episodi principalmente senza una successione cronologica, ma secondo lo sviluppo di nodi psicologici del personaggio principale.
Il romanzo è anticipato da altri due importantissimi scritti che trattano uno dei temi ricorrenti nella poetica di Svevo, l’
inettitudine. Queste due opere sono
Una vita e
Senilità, entrambe dal sapore autobiografico.
