Quando nel 2004 sua figlia fece emergere e ristampare in Francia un capolavoro rimasto nascosto, "Suite francese", tutti si resero conto che per troppo tempo ci si era dimenticati di una scrittrice che fu tra le maggiori del Novecento: Irene Némirovsky. Ma la Suite, tragica e abbagliante vicenda autobiografica e insieme affresco di un'epoca raccontata in presa diretta, durante i bombardamenti della Seconda Guern Mondiale e appena prima che Irene venisse arrestata e deportata ad Auschwitz e lì morire, è solo l'ultimo bagliore di un talento letterario incredibilmente prolifico: sedici romanzi, circa cinquanta racconti e alcune sceneggiature. Oggi, leggendo "Una pedina sulla scacchiera", ci accorgiamo della modernità sempre viva di Némirovsky, capace di entrare nelle sottili trame psicologiche dei suoi personaggi, nel drammatico rapporto di un padre spregiudicato e un figlio inetto, annichilito, una semplice «pedina sulla scacchiera». Un libro inequivocabile - un piccolo capolavoro - sulla «tirannia del denaro» e l'umiliazione, la vergogna di esistere.