Le belle riscoperte: Irmgard Keun è stata un’autrice famosissima nella Germania degli anni 30. Compagna di Joseph Roth, e creatrice di Gilgi, una di noi, finì nella lista della “Letteratura nociva e inopportuna" stilata dal partito nazionalsocialista. Narratrice originale e brillante, fu un caso editoriale, una vera celebrità.
Riproporre i suoi romanzi è un’idea intelligente e piacevole, i suoi libri risplendono e la penna di Irmgard Keun è una meraviglia.
La bambina da non frequentare ha 10 anni, vive a Colonia nel 1918 ed è un capolavoro di simpatia. Una Giamburrasca tedesca, un folletto ribelle che insieme agli amici della sua masnada pensa e combina disastri, molto spesso in buona fede, ma fa danni che lasciano esterrefatti.
La sua è un’infanzia di fantasia, di corse e avventure, di incontri e di coraggio. Come quello di combattere contro l’orso del circo, per guadagnare un premio. Lei lo fa. Come quello di rubare i cavoli di un treno merci per portarli a casa. Lei lo fa. Come quello sublime di portare le lenzuola del fratellino malato di scarlattina ai soldati. Se si ammalano possono tornare a casa. Lei lo capisce, e porta pure la federa, per sicurezza.
Questa bambina non ha timore, non ha pudori: scrive all’imperatore una lettera che creerà un sacco di problemi a casa. Ma lei lo fa con un candore che seduce e diverte: All’imperatore racconto che ho parlato con parecchi ragazzi svegli, tutti d’accordo che la pace sia molto meglio della guerra, e soprattutto che la guerra sia durata già abbastanza e sia una vera porcheria.
La porcheria della guerra c’è, trasfigurata dalla freschezza dell’infanzia, ma c’è e questo rende il libro ancora più prezioso, perché non è solo una storia di ragazzini, ma è un documento vero e vivo di un momento difficilissimo per la Germania: le famiglie sono sofferenti e affamate, gli incontri con i soldati sono momenti di grande umanità e vicinanza.
Ci sono i fioretti dell’infanzia, prendere freddo davanti alla finestra per espiare le colpe, ci sono i genitori affranti chiamati a scuola dai professori, o dai vicini che riconoscono la firma della piccola peste, e chiedono risarcimenti. C’è sempre lei, che non sa ricamare, che vuole viaggiare e che sogna l’amore appassionato, ma senza baci, perché a natale quando i parenti la baciano le fa schifo. Poi sente un cantante a teatro, si mette la pelliccia spelacchiata della mamma e sogna di conquistarlo. A 10 anni c’è anche questo, sospiri e lacrime: L’amore è la cosa più orrenda che ci sia al mondo e non esiste ragazza che possa sopportare i dolori che si porta dietro.
Una lettura bizzarra, che ha momenti comici riuscitissimi, un personaggio indimenticabile, una piccola canaglia che sogna di fare la principessa coi paggetti ma anche il marinaio impavido e tutti starebbero lì a versare lacrime di dolore ogni volta che salpo dal porto. Una bambina da non frequentare, un titolo da non perdere.
Recensione di Francesca Cingoli