Il lavoro di Tuñón si comprende all'interno delle sue molte attività. In effetti, oltre quella professionale dentro uno studio-laboratorio, c'è anche quella dell'insegnamento presso l'ETSA di Madrid (e diverse altre prestigiose università al mondo), della scrittura, del contatto costante con l'arte, la fotografia, il viaggio. Attività apparentemente separate, da considerare invece legate per poter comprendere che tutte, simultaneamente, alimentano quelle "quattro carte" fondanti - uguaglianza e differenza, ambiguità e possibilità - a cui si riferivano Luis Moreno Mansilla (1959-2012) ed Emilio Tuñón in uno testo del 2003. "Carte" come metafore di questioni che ancora oggi, malgrado la scomparsa di Mansilla, sono lì amalgamate con la realtà per svelarla, ovvero per "avvicinare l'architettura alla vita, o meglio, l'architettura a chi la abita". È così che alla condizione di generale scetticismo che caratterizza la società contemporanea Tuñón Arquitectos oppongono una via fiduciosa, attraverso un'architettura aperta, anticonformista e anti monumentale, un'ambizione di fare città cercando d'integrare e non d'escludere.