Francesco Marcolini, l'editore di Pietro Aretino e di Sebastiano Serlio, nella Venezia del primo Cinquecento era per tutti l'"ingegnoso" per i suoi interessi notori nel campo della meccanica e dell'ingegneria. Nel 1540 a queste competenze affiancò quella di autore, e pubblicò a suo nome Le sorti intitolate giardino d'i pensieri. L'opera, mentre sembrava assecondare una tradizione popolare mai sopita, in realtà offriva al lettore un libro-gioco che poco aveva a che fare con le ansie astrologiche e l'interrogazione dei destini individuali, e molto invece con la passione figurativa e combinatoria. Avevano collaborato all'iniziativa vari artisti, rimasti tutti nell'anonimato salvo l'autore del frontespizio, Giuseppe Porta, e un poeta, Lodovico Dolce, indicato però in cifra. Le ingiunzioni dell'Indice intervennero presto a troncare la vitalità di ogni occasione sortesca, anche non ludica. Ciononostante la fortuna delle immagini sarebbe stata vasta e protratta ben oltre il secolo. I saggi qui raccolti - che in questa collana si affiancano all'anastatica e al tomo dedicato all'edizione delle terzine - approfondiscono la figura dell'autore, illustrano le caratteristiche tecniche dell'iniziativa tipografica e ne ripercorrono le vicende editoriali, si interrogano sui rapporti con la tradizione filosofico-astrologica e sulla fortuna del genere, sull'apparato iconografico, sulla società che in esso si rispecchiava e sulle regole allora prodotte in materia di gioco e astrologia.