Gli spazi per la cultura alla scala del quartiere rappresentano ambiti il più possibile inclusivi, spesso di dimensioni contenute, la cui presenza appare ancor più determinante laddove le condizioni urbane e sociali risultano conflittuali. Ciò che il volume propone è un percorso storico - seppur parziale - legato a tali spazialità a vocazione locale, contrapponendosi a un dibattito architettonico ancora troppo concentrato su tipologie di luoghi culturali già decodificate e destinate a bacini di utenza ben più ampi. Nello specifico, si indagano casi studio europei legati a esperienze esemplari per proposta culturale, capillarità territoriale e interpretazioni architettoniche, strutturando talvolta un confronto diretto con iniziative e progettualità milanesi coeve. Tra gli obiettivi principali, quello di focalizzare due tematiche spaziali ancor oggi nodali rispetto al progetto di tali spazi: da una parte, le strategie di permeabilità e dissoluzione della scatola volumetrica, assenti all'inizio del secolo scorso e sviluppatesi nel corso del Novecento; dall'altra, le logiche di osmosi legate allo spazio interno, che incentivano dinamiche di spostamento e permanenza sempre più fluide e spontanee, arrivando ai fenomeni di ibridazione molto diffusi. La definizione articolata e risoluta dei dispositivi discussi si contrapporrà a pratiche d'uso poco definite e vocazioni funzionali sempre più sfumate.