L'ospitalità ha attraversato i secoli mutando forme, significati e codici. In antichità, era un rito regolato da norme di reciprocità, capace di stabilire un profondo legame tra chi accoglie, chi è accolto e il territorio. Come osserva Hans Conrad Peyer, tra tardo Medioevo ed età moderna a questa accezione arcaica si va progressivamente sostituendo una visione più strumentale, che porta all'affermazione dell'ospitalità come servizio determinato dalle logiche economiche. La diffusione su scala globale di tale modello ha progressivamente spostato l'attenzione sulla costruzione speculativa di luoghi standardizzati ed estranei al contesto in cui l'esperienza del soggiorno si consuma in una bolla separata dalla realtà dei territori. Che siano alberghi, villaggi turistici o resort internazionali, lo spazio dell'ospitalità tende sempre più spesso a isolarsi dal contesto che lo ospita, assumendo forme prive di radicamento e di relazione. Il sesto numero della rivista Seascape si misura con questa complessità, interrogandosi su come le architetture dell'ospitalità possano dialogare con i paesaggi costieri senza ridurli a mute scenografie per un turismo mordi e fuggi.
