"La crisi dell’euro in questo decennio per fortuna non
assomiglia al crollo dell’impero zarista, di quello
austro-ungarico o ancora alla persecuzione antisemita
del Novecento. Ma per un uomo con la storia personale
di Soros resta un dramma politico, non semplicemente
un garbuglio da risolvere con una formula economica
e finanziaria. L’impegno intellettuale e personale che l’autore
di questo volume ha messo, dall’inizio, nel cercare di risolvere
la crisi europea è volto proprio a prevenire la metamorfosi
definitiva della tempesta finanziaria in recessione economica
e poi in destabilizzazione politica del continente. È in questo
senso che Soros assegna alla Germania la responsabilità più
grande: non solo per il suo passato, ma perché oggi è il Paese,
allo stesso tempo, determinante e incapace di capire
che le spetta il ruolo di leader illuminato, egemone benevolo.
Questa per Soros è la tragedia tedesca del Ventunesimo
secolo: quella di un Paese incapace di esprimere, in Europa,
la stessa leadership che gli Stati Uniti hanno esercitato
in Occidente nel Dopoguerra. La cancelliera Angela Merkel
impone la sua soluzione, che conduce a un equilibrio instabile
e provvisorio, ma non intende guidare realmente gli altri Paesi
sobbarcandosene il prezzo.
Ecco la radice di una crisi che, per Soros, è appunto sempre
più di natura politica. Come aveva previsto lui stesso, lo spread
più pericoloso è quello dell’ostilità e dell’intolleranza prodotto
da anni di sommovimenti sociali. Ogni volta che qualcuno
vuol far tacere Soros, ‘perché è un ricco speculatore’, ci ricorda
esattamente questo."
Federico Fubini, la Repubblica
George Soros, nato a Budapest nel 1930, è presidente
del Quantum Fund, ma soprattutto è uno dei più famosi
investitori finanziari al mondo. I suoi critici, come
il premio Nobel Paul Krugman, lo accusano di essere
uno speculatore senza scrupoli, ma lo stesso Soros
attribuisce al termine “speculazione” un significato
positivo: serve a mettere a nudo le debolezze
del sistema. Studioso di filosofia, si prodiga da molti
anni a livello internazionale per promuovere
la democrazia, soprattutto in Europa. La sua Open
Society Foundation ha speso miliardi a due cifre
per diffondere le idee democratiche.
Gregor Peter Schmitz, nato nel 1975,
è corrispondente UE a Bruxelles dello Spiegel,
di cui in precedenza è stato per sei anni corrispondente
a Washington anche per la versione online
del periodico. Laureatosi ad Harvard, prima
di lavorare allo Spiegel è stato a capo dell’ufficio
di Bruxelles della Fondazione Bertelsmann.
Nel 2008 gli è stato assegnato il premio giornalistico
Arthur F. Burns.