In questo trattato di Giambattista Mancini troviamo espresse in maniera lucida, riconducendole alle loro vere cause, le più importanti prescrizioni tecnico-vocali della scuola di canto italiana storica. Ad esse continueranno a ispirarsi i più grandi cantanti non solo del Settecento, ma anche dell'Ottocento e persino alcuni del Novecento, come Caruso, Pertile, Gigli e Lauri Volpi. A partire dalla seconda metà dell'Ottocento questa superiore concezione tecnico-vocale dovrà cedere il passo a una diversa concezione, meccanicistico-foniatrica, inaugurata da M. Garcia jr, che metterà al centro dell'apprendimento del canto il controllo muscolare diretto e localizzato, invece che indiretto e olistico, della voce. Ad quest'ultima dobbiamo l'affermarsi due falsi storici, tra loro collegati: l'idea che il meccanicismo muscolare rappresenti un'evoluzione rispetto alla tecnica belcantistica e l'idea che il repertorio tra 800 e 900 si debba cantare utilizzando questo grossolano tipo di tecnica vocale. La semplice lettura del trattato di Mancini sarà sufficiente a spazzare via come banali luoghi comuni pseudo-scientifici le idee portanti del moderno meccanicismo vocale foniatrico.