"In Arte una cosa è sempre un'altra cosa, i soggetti estratti dal mondo hanno profili così incerti che non abitano un luogo mentale prestabilito. L'ordine delle cose si scompiglia: i segni parlano a vanvera, nessuna proibizione che li riguardi: sono il mio disordine, inabitabili, a causa delle tracce di senso che si rivelano, mi adescano, poi scompaiono. Quelle rare volte che vorrebbero descrivere ordine, in realtà, parlano di ordini incompatibili, agglutinati ad armonie negate: un inventario di gradi di smarrimenti, scissioni, starnazzamenti, patetici richiami all'amore, al rigore dell'ombra. Eppure mi ostino a rappresentare una figurale esistenza con le figure scaturite dalla memoria degli affetti che mi autorizzano ad esistere, ma sono proprio quegli affetti che si negano alla rappresentazione." (Renato Ranaldi)