Il rapporto tra città e campagna è un leitmotiv della storia jugoslava: in quello che oggi
è il territorio della Serbia, il grado di urbanizzazione rimane basso, mentre le campagne
continuano a svuotarsi. È nello spazio-tempo, in bilico tra modernizzazione e tradizione,
di una Serbia soprattutto rurale, che ci trasportano le foto di Piccolo dizionario serbo.
Dal 2014 la fotografa Paola Casali è andata e tornata più volte in questo altrove, ha
viaggiato a lungo e per migliaia di chilometri da nord a sud, da est a ovest, verso i
confini con l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Macedonia, il Montenegro, la Bosnia-
Erzegovina, la Croazia e il Kosovo. Boschi che diventano foreste, altipiani innevati che
permettono allo sguardo di perdersi nell’orizzonte, vedute d’acque. E alberi all’infinito.
Tra le pagine del libro scorrono le immagini frutto di un attraversamento emotivo del
paesaggio: a indirizzarci non ci sono mappe, bensì parole segnavia estrapolate dal
vocabolario serbo. Espressioni che agiscono come concetti, chiavi di lettura di un enigma
politico, identitario, storico, linguistico, che la fotografa, da sempre stregata dalla
complessità di questo territorio, cerca, con ostinazione e umiltà, di comprendere. Come
scrive Nicole Janigro, psicoanalista e saggista esperta di Balcani, nella sua introduzione
al libro – “le fotografie del Piccolo dizionario serbo rappresentano molto bene il legame
tra uomo e scenario esterno come luogo dell’identità e della memoria, personale e
collettiva”. Paola Casali fa diventare questo scenario un luogo dell’anima.