Mario D'Aleo, capitano dei carabinieri, aveva 26 anni quando assunse il comando a, nel 1980, ruolo che era stato del capitano Emanuele Basile, ucciso in piazza a colpi di pistola, mentre passeggiava con la figlia in braccio. Il capitano D'Aleo dedicò anima e corpo alla ricerca degli assassini di Basile e nel combattere la guerra alla mafia, forte della collaborazione di tanti validi uomini. Fu il primo a portare in caserma Giovanni Brusca, nel tentativo di scoprire dove si nascondesse Totò Riina. Lavorò nella Sicilia di Falcone e Borsellino, pianse la morte del generale Dalla Chiesa, con passione e determinazione, ma anche con tanta umanità, si conquisto la fiducia e l'amicizia della sua nuova terra. Il 13 giugno 1983 D'Aleo fu freddato in un agguato sotto casa della fidanzata, insieme al carabiniere Pietro Morici e all'appuntato Giuseppe Bommarito. Un romanzo-diario in prima persona liberamente ispirato alla sua vita. La sua vicenda, troppo a lungo dimenticata, racconta una mafia che non vince contro la memoria di chi la combatte. Nel racconto della vita del militare e dell'uomo, vi sono le parole di chi lo ha conosciuto e amato, e le sensazioni di chi è un figlio, un fratello, un fidanzato, un amico, con la fiamma cucita sul petto.