Pensieri sulla bellezza e sul gusto nella pittura, scritti nel 1762 a Roma in stretto contatto col magistero dell'amico Winckelmann, sono uno dei testi capitali del Neoclassicismo. Questo piccolo libretto infatti ebbe subito un enorme successo in tutta Europa e procurò a Mengs la singolare fama di "pittore filosofo". In realtà Mengs era alieno da ambizioni filosofiche, ma il suo saggio colmava un vuoto che dopo Winckelmann sembrava intollerabile: quello di una attuale e militante teoria della pittura. Mengs tratteggiò un'estetica "moderna" della pittura elaborata a partire dalla rivisitazione delle opere di grandi pittori, quali Raffaello, Correggio e Tiziano, in una sorta di lezione accademica per il pittore dell'avvenire.