Dopo la mostra "Papi in posa", ospitata nell’autunno 2004 nel Palazzo Braschi sede del Museo di Roma, il tema della ritrattistica papale viene proposto per la prima volta in USA nel John Paul II Cultural Centre di Washington con la mostra "Portraits of Popes".
L’evento celebre il grande pontefice che ci ha lasciato in una sede prestigiosa a lui dedicata e si inaugura proprio il giorno della sua elezione. La mostra non si propone soltanto come una pregevole esposizione di capolavori provenienti da grandi musei internazionali - quali i Musei Vaticani o gli Uffizi - e da prestigiose collezioni private, ma si illustra soprattutto per essere una delle più importanti mostre di ritrattistica mai realizzate, sia per la ragguardevole qualità e la considerevole quantità dei dipinti e delle sculture presentati - eseguiti dai massimi artisti europei degli ultimi cinque secoli - sia per l’alto valore spirituale e sociale degli eminenti personaggi raffigurati: i principali Pontefici che dal XVI secolo ad oggi si sono succeduti sulla Cathedra Petri. È suggestivo constatare, percorrendo il singolare itinerario artistico proposto dai curatori della mostra, come attraverso il progressivo divenire delle epoche storiche ed in particolar modo in virtù della verve estetica e dell’intima sensibilità degli artisti, la descrizione della persona umana si sia orientata, con estrema duttilità plastica ed acutezza fisiognomica, a rappresentare non soltanto le linee somatiche caratterizzanti il soggetto effigiato ma, in particolar modo, i tratti più intimi dell’animo, la vivace mobilità del pensiero, le più riposte linee caratteriali, in un intenso dialogo di notazioni chiaroscurali dal quale si evincono le note caratterizzanti di personalità complesse, che appaiono in modo affatto chiaro ed evidente unicamente a coloro che sono capaci di sublimare il loro sguardo rendendolo acuta osservazione. Da questa prestigiosa galleria di ritratti emerge inequivocabilmente come il cammino in senso antropocentrico del pensiero umano si sia palesemente riverberato nell’ambito delle arti figurative attraverso una progressiva contestualizzazione, che vede il soggetto rappresentato svincolato da un’aura metatemporale di rarefatta astrazione e collocato, naturalisticamente, in un preciso e ben definito ambito spazio-temporale. Parallelamente si assiste ad una graduale definizione del personaggio rappresentato in quanto portatore di una chiara connotazione personale - il sé e l’identità, che sembrano essere invisibili e dunque impossibili da rappresentare - e non più, pareneticamente, quale emblema idealizzato e metaforico di valori assoluti in ossequio ad una concezione estetica marcatamente etico-pedagogica.
Dalle opere esposte, che si collocano a pieno titolo fra le testimonianze più insigni della ritrattistica, traspare una profonda armonia spirituale generatrice di bellezza e scaturisce un vivace dialogo con l’osservatore fondato su una vera e propria economia dello sguardo, pur svincola