2 volumi rilegati con sovraccoperta, 400 ill. Nell’ambito del progetto "25 Anni di Beni Culturali in Sicilia" promosso dalla Regione Siciliana, si è tenuta a Palazzo Reale di Palermo, dal 18 dicembre 2003 al 10 marzo 2004, la mostra "Nobiles Officinae. Perle, filigrane e trame di seta dal Palazzo Reale di Palermo" che ha raccolto, per la prima volta, i manufatti realizzati dagli artigiani degli opifici reali di Palermo e di altre fabbriche nei secoli XII e XIII. L’eccezionale evento ha aperto uno scorcio suggestivo sulla produzione di tessuti, oreficerie, avori, cristalli di rocca oggi custoditi nei più prestigiosi musei del mondo. Tra i pezzi più rappresentativi, la corona di Costanza, il corredo funebre di Enrico VI e la fodera del manto di Ruggero II, mai esposta in pubblico prima d’ora e proveniente dalla Schatzkammer del Kunsthistorisches Museum di Vienna, dove la mostra ha fatto tappa dopo Palermo. La nostra casa editrice, allo scopo di storicizzare l’evento, ha realizzato il volume della mostra, a cura di Maria Andaloro, ordinario di Storia dell’Arte Medievale presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Viterbo e Preside della Facoltà di Lettere, che raccoglie i contributi dei più qualificati specialisti del settore a livello internazionale. Si tratta di un’opera fondamentale sia per la ricchezza dell’apparato iconografico che per i saggi e le schede, frutto di un disegno scientifico maturato in anni di ricerche e studi che hanno messo in luce la più importante centrale di arti suntuarie del XII e XIII secolo. L’obiettivo è appunto quello di mostrare la fisionomia delle Nobiles Officinae di Palermo, di quella che fu una vera e propria "casa di produzione" di manufatti di alto rilievo, ricchi, variamente articolati, interessanti. Per comprendere l’eccezionalità dell’opera, basti pensare che nel corso del XII e XIII secolo non si conosce un’altra centrale di arti suntuarie, sia nel mondo latino, greco o arabo, che sia paragonabile a quella di Palermo o che possa vantare una messe di prodotti altrettanto certi, riconoscibili ed ancora esistenti. Il tema fondamentale dell’opera è la innovativa considerazione che nel Medioevo era rivolta a quel mondo di opere e manufatti realizzati dagli artigiani degli opifici reali. Infatti, per i committenti di queste opere (Ruggero, Guglielmo I, Guglielmo II, Enrico VI, Costanza d’Altavilla, Federico II), i tessuti di seta, le ricche oreficerie, gli smalti, gli avori, i cristalli di rocca, i porfidi, non erano manufatti di secondo ordine rispetto ai mosaici o ai marmi profusi all’interno delle basiliche e chiese da loro stessi erette. Questi sovrani investivano in questi manufatti con convinzione, e gli affidavano le strategie di una politica dell’immagine che seguivano in modo accorto, ora imponendola nei luoghi e nelle occasioni giuste, ora suggerendola tramite l’investimento del dono.