«Esiste un tipo di narrativa che, sul modello della filosofia, ma anche della musica e di altri ambiti artistici che mettono in connessione la ragione e l'immaginazione, esplora le zone di confine e si nutre di contrasti, ambivalenze ed ossimori oggettivi e concettuali, in seguito ristrutturati e restituiti, mutati, trasformati nel senso e nell'essenza», ha scritto il critico Ivano Mugnaini parlando di Sogniloqui (2018). Con Morfeologie , ancora 12 brevi racconti, Stefano Taccone riprende quel filo basato sulla giustapposizione tra sogno e commento. Morfeo è la divinità del sonno e dei sogni. Il suo nome deriva dalla parola greca che indica il concetto di forma. Il lavoro onirico è un plasmare forme in continuo divenire. «Mi affaccio con le mani nei capelli, aspettandomi già di vederla a terra morta spiaccicata e io in manette. [...]. Invece [...] sembra scomparsa lasciando una misteriosa nuvola iridescente al suo posto».