Brossura con alette, ill. b/n. "Ero indisciplinato per natura; non sono mai riusciti a piegarmi, neppure nella mia prima infanzia, a una regola. Quel poco che so l'ho imparato a casa. La scuola mi è sempre parsa una prigione, e non ho mai potuto decidermi a restarvi, neppure per quattro ore al giorno, quando il sole era così invitante, il mare così bello, ed era così dolce scorrazzare sulla scogliera, all'aria aperta, o sguazzare nell'acqua ".
Così inizia Mon histoire, la confessione rilasciata da Monet il 26 novembre del 1900 a Thiébault-Sisson, direttore di "Le Temps". Claude Monet, il padre dell'impressionismo, a quella data ha sessant'anni, ha all'attivo decine di mostre, centinaia di quadri, è ricco ma ancora lotta con le ossessioni di una vita: l'aria e l'acqua. Sta lavorando al ciclo delle Ninfee, che dipinge dalle rive del lago che si è fatto costruire nel suo giardino a Giverny, e che alterna a vaporose e impalpabili vedute di Londra. Dopo quarant'anni di lavoro ancora si sente impotente di fronte a quella grande lezione di verità che è la natura: "Mi sembra di non fare nessun progresso, particolarmente da quando ogni giorno scopro cose nuove che non avevo visto il giorno prima. Aggiungo e perdo. In breve, cerco l'impossibile ".
Gli scritti, i pensieri e le testimonianze qui raccolti narrano i tormenti, le idee e le ansie di uno degli artisti più grandi e più amati dei tempi moderni.
Completano il volumetto i consueti apparati critici e un articolato corredo di immagini dell'artista e delle sue opere.