Il Martyre de Saint Sébastien si pone ad un punto cruciale non solo della biografia e dell'attività artistica di Gabriele D'Annunzio e di Claude Debussy, ma anche della vita culturale e teatrale parigina: da una parte il poeta italiano cercava un'affermazione clamorosa nella sua terra "d'esilio", e il musicista parigino riponeva grandi speranze nella collaborazione con l'illustre italiano; dall'altra il mondo teatrale della capitale era incalzato dalla novità prorompente dei Ballets Russes. Di tutto ciò l'epistolario tra Gabriele D'Annunzio e Claude Debussy, incentrato soprattutto sulla genesi e le vicissitudini compositive del Martyre, è una testimonianza straordinaria, non solo perché straordinari sono i due protagonisti ed il momento personale e storico che stanno vivendo, ma anche perché, al di là delle vicende del Martyre - i problemi musicali, letterari e religiosi che suscitò, l'interdetto da parte della Chiesa, l'indignazione di Péguy, l'imbarazzo di Maurice Barrès, al quale l'opera era dedicata - le lettere mettono in luce il vivacissimo mondo parigino di quegli anni.