Il secondo dopoguerra, apparso per decenni come una perdurante era di pace e prosperità, oggi somiglia piuttosto a una felice parentesi. Il trionfo dell'ideologia neoliberista ha portato con sé l'aumento incontrollato delle disuguaglianze, il blocco della mobilità sociale e il dilagare dei populismi. L'incedere impetuoso dell'automazione, che potrebbe creare enormi opportunità per le società umane, rischia di trasformarsi in un generatore continuo di nuovi poveri, mentre nessuno sembra in grado di mettere in atto politiche efficaci contro un disastro ambientale che giorno dopo giorno appare sempre più inevitabile. Le parole "stato sociale", in questo contesto, sembrano ridotte a una stanca formula con la quale etichettare qualche iniziativa mirata al contrasto della povertà. Un approccio a dir poco miope, come mostra Francesco Farina in questo lavoro che propone invece l'uguaglianza delle opportunità come stella polare della rinascita di politiche sociali volte alla protezione dei cittadini e alle loro condizioni di vita, ponendo potenziamento dei servizi pubblici, della sanità e dell'istruzione, tutela del pianeta e rafforzamento del welfare come precondizioni essenziali per una crescita stabile e equa. Lo Stato sociale. Storia, politica, economia è un lavoro sviluppatosi nell'arco di oltre un decennio che intende porsi come riferimento per un rinnovato impegno a raddrizzare le sorti della società capitalistica in declino e che, superando la prospettiva dell'economia ortodossa, dove il benessere sociale coincide con la massimizzazione del PIL aggregato, può mettere di nuovo al centro dell'analisi e delle politiche la distribuzione del reddito e della ricchezza per favorire la coesione sociale.