[...] Maffi compie il suo romanzo di formazione fotografica seguendo un percorso vario ma nello stesso tempo unitario: interessato soprattutto a una fotografia umanistica nel corso dei decenni alterna lavori dove le persone sono assolute protagoniste della scena ad altre in cui prevale l'espetto paesaggistico ma dove comunque si intravede sempre, o si intuisce, la presenza dell'uomo. Anche quando fotografa paesaggi naturali deserti, che non recano nessuna traccia apparente di antropizzazione, si avverte invece, paradossalmente ma forse non tanto, la presenza umana suggerita da un fotografo che non si trova lì per caso e che ha saputo cogliere la meraviglia di un luogo, di un autore che segue un preciso percorso, a volte durato mesi o anni. Per questo i lavori di Maffi sono lavori che vanno sempre visti e letti come racconti visivi compiuti, mai come un accostamento casuale di fotografie unificate soltanto dal tema.[...]
da: Pio Tarantini, "Milano 2010-2020: un'Odissea metropolitana contemporanea"