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L’incanto del romanzo di Laura Imai Messina ha milioni
di sfumature, e tutti i colori del mondo. Non conosce approssimazione, Mio, che
fin da piccola racconta lo stupore dell’universo che la circonda con un
dettaglio poetico e sorprendente. Per lei non esistono il giallo, l’arancio, il
verde. Il suo arancio è quello del tramonto alle sei del pomeriggio, il suo
giallo fa il girotondo, il nero è un nero mezzanotte, con un pochino di luna.
Il verde che vede Mio è quello dei primi germogli primaverili.
È un dono, il suo, una vita a colori meravigliosi: più
propriamente è una eccezione della sua retina che ha un numero superiore di
recettori. Fatto sta, con poesia lirica o con prosa medica, Mio è nata accolta
in un universo di colori infiniti, che lei osserva, definisce e cataloga.
Perché ogni persona ha il suo colore, e questa sicurezza aiuta Mio a un ordine,
un equilibrio nella complessità, che le viene dall’indagine della vita
misteriosa che ogni colore vive, come diceva Kandinskij e come Mio sente da
quando è piccola. Solo il colore è precisione.
La sua infanzia ha unito ai colori i fruscii dei
tessuti, la magia tradizionale della lavorazione dei shiromuku, i kimoni
nuziali, e della lunga e accurata vestizione delle spose. Nell’atelier di
famiglia, Mio ha imparato la poesia dei dettagli, la cura e la bellezza, e
insieme anche la gioia intrisa di tristezza sul volto delle giovani in procinto
di lasciare le famiglie. Mio osserva, silenziosa e invisibile alle clienti, chiusa
in un suo mondo incomprensibile agli altri.
Anche quando la sua passione per i colori diventa una
professione, Mio vive isolata, rifuggendo il romanticismo, evitando gli
incontri, proteggendo la sua acuta e fragile sensibilità, temendo l’amore come
una malattia.
“L'amore
non era in nulla diverso da una malattia e se Mio amava, amava completamente.
A
ventotto anni Mio era certa d'essere come un paziente immunodepresso, che non
si deve ammalare perché ogni volta che lo fa mette a repentaglio la propria
vita.
E
sempre per questo, quando Mio conobbe Aoi, l'enormità di quel rischio le fu
immediatamente presente. Seppe dal primo momento che quella relazione l'avrebbe
travolta: se gli avesse teso la mano, Aoi l'avrebbe tirata a sé.”
Anche Aoi lavora alla ritualità di un momento di
passaggio, come Mio. Ma il suo è il più delicato: Aoi ha rilevato l’agenzia
funebre di famiglia. Il suo lavoro è accompagnare le persone non al letto
nuziale, ma al transito più difficile dell’esistenza, prendendosi cura allo
stesso modo di chi va e di chi resta. Cauto nei sentimenti, Aoi è capace di
ascoltare, di entrare in empatia con il dolore e le storie delle persone. La
stessa empatia e sensibilità che dedica alle sue piante, ai semi da cui far
fiorire nuova vita, con la pazienza di chi ha appreso sin da bambino che la
felicità ha una durata da rispettare, da non morsicare, come un chupa chups.
Quando si incontrano, Mio e Aoi sembrano destinati a
illuminarsi a vicenda, come i colori complementari che si esaltano l’un l’altro
quando accostati.
Ma ci sono segreti tra di loro, che rievocano storie
d’amore passato. Impareranno insieme quello che la teoria delle rette insegna,
che amare è nell’intenzione, non nel controllo del percorso, e che c’è sempre
chi ama di più, non importa in quale momento e per quanto tempo. Perché la vita
non è precisione e nemmeno equilibrio perfetto.
«Se
ci pensi, finché si sta bene non si esiste. Non ci si sente, in fondo neppure
ci si capisce, - aveva concluso Mio. - Serve perdere un po' l'equilibrio per
vedere le cose... Aoi, non lo credi anche tu? >>
La bellezza di poter essere diversi, e l’orrore di
voler fare per forza uguali le cose: il romanzo di Laura Imai Messina è un’ode
alla vita, tutta intera, compresa la morte, alla diversità che ci rende unici e
per questo speciali, complementari a chi ci sa osservare, qualunque sia il
nostro colore. Perché alla fine, l’amore si costruisce, è una somma di colori,
e non è mai lo stesso.
Raffinato e seducente, Le vite nascoste dei colori ha la sua forza in una scrittura
meticolosa come le arti che racconta, precisa e poetica, e in uno stile lento e
seducente che pervade tutti i luoghi del racconto, anche quelli più anonimi e
metropolitani. Laura Imai Messina, italiana residente in Giappone, fondatrice
di Giappone mon amour, restituisce con questo romanzo un’immagine incantevole di
rituali millenari, umane contraddizioni, cerimonie tradizionali e vita moderna,
incontri inattesi e coincidenze e, infine, dell’amore con le sue mille e contrapposte
sfumature.
«In fondo è esattamente ciò che non sai di una persona a farti innamorare di lei, - le diceva ridendo la madre. - Mio, cerca di trovare anche tu qualcuno di cui non sai quasi nulla. Ne rimarrai innamorata tutta la vita>>.
Recensione di Francesca Cingoli
Esistono libri che per un libraio sono difficili da catalogare entro i limiti di uno scaffale.
Sono libri che si aprono su una storia ma che in realtà spalancano un mondo.
Per questi libri bisognerebbe creare uno scaffale chiamato “intersezione”, “magia”, “labirinto”, “sinestesia”.
E il nuovo libro di Laura Imai Messina dal titolo Le vite nascoste dei colori appartiene proprio a questa categoria di libri magici, dove dentro ci si trova un universo di rimandi, di storie, di riverberi.
“Vorrei abitassimo un colore, - mormorò Aoi stringendosi a Mio. – Un colore in cui rifugiarci quando le cose si mettono male.”
Mio ha la capacità di nominare i colori come nessun altro.
E’ forse la sua sensibilità, ma anche l’esperienza maturata come nell’atelier di famiglia dove si ricamano kimono nuziali. Mio, una dei due protagonisti di Le vite nascoste dei colori, vede il nero mezzanotte con una punta di luna, o l’indaco che sa di mirtillo. Vede ciò che altri non vedono, sa nominare cose che altri non sanno nominare. Ha un vocabolario emotivo cromatico unico.
L’altro protagonista di Le vite nascoste dei colori è Mio. Lui non vede quei colori, ma sa fare luce nei giorni più bui delle persone: Mio ha infatti un’agenzia funebre che organizza cerimonie buddhiste. Accompagna chi se ne va, si prende cura di chi resta, possiede una sensibilità rara.
Inevitabile che nella Tokyo di Le vite nascoste dei colori, questi due personaggi ricchi di sfumature emotive si incontrino.
E ricca è la profondità narrativa di Laura Imai Messina, che si muove con leggerezza tra il mondo della narrativa e quello della saggistica di viaggio tessendo trame che avvolgono il lettore facendogli desiderare di non uscire più da un suo libro.
Anche per Le vite nascoste dei colori c’è questa compresenza di fiction e narrativa di viaggio, proprio come nel romanzo Quel che affidiamo al vento e come nel viaggio sentimentale di Tokyo tutto l’anno.
Perché la storia d’amore di Mio e Aoi, che parla un linguaggio che è un dono speciale, si colloca nel Giappone contemporaneo che lascia vedere in controluce la sua tradizione millenaria. In particolare Aoi e Mio sono due persone che portano avanti con il loro lavoro tradizioni che ci offrono uno spaccato del Giappone: quello dei matrimoni e dei funerali.
Le vite nascoste dei colori è un libro che fa innamorare solo dalla sua descrizione.
Leggerlo è un dono prezioso.
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