"Le fantasticherie del passeggiatore solitario", che qui presentiamo nella magistrale traduzione di Andrea Canobbio, sono l'ultima opera di Jean-Jacques Rousseau, incompiuta, pubblicata postuma. Il grande filosofo illuminista, giunto al termine della sua vita, affida a queste pagine, tra le più alte della letteratura francese, il suo estremo messaggio. «Messaggio contraddittorio, equivoco:» scrive Tzvetan Todorov nel saggio che accompagna questa edizione «idealizza la solitudine in cui vive e al tempo stesso la soffre; disprezza la società che ha rifiutato le sue idee rivoluzionarie, e al tempo stesso ne ha un lacerante rimpianto. Anche il suo amore per la natura, contrapposta al consorzio umano, è sospetto; predilige infatti, nelle sue passeggiate solitarie, le piante, le studia, ne impara a memoria tutti i nomi. Forse perché esse non parlano, perché - chiuse in loro stesse, vive di una vita incomunicabile all'uomo - si offrono indifferenti all'analisi? Nelle "Fantasticherie", dunque, probabilmente contro la sua stessa volontà, Rousseau mostra - e questo è il suo alto messaggio - che il percorso dell'individuo solitario non conduce alla felicità, e si astiene dall'esaltarlo». Con uno scritto di Tzvetan Todorov.