"Io ho amato in continuazione e, se mi chiedi che cosa faccio ancora oggi, ardo d'amore." Difficile immaginare una dichiarazione di intenti, esistenziali e poetici, più affascinante di questi pochi versi posti da Publio Ovidio Nasone all'inizio dei suoi "Remedia amoris" poemetto in distici elegiaci pensato come contraltare e antidoto agli insegnamenti proposti nell'"Ars amatoria", il suo celeberrimo manuale d'amore. Se con l'"Ars amatoria", l'opera che nell'8 d.C. costo? a Ovidio l'esilio in una piccola e inospitale località sul mar Nero (per decreto dell'imperatore Augusto che non ne apprezzo? i contenuti licenziosi), il poeta aveva insegnato, per l'appunto, l'arte di amare, con i Remedia vuole offrire una medicina efficace per chi abbia subito gli effetti collaterali della sua stessa lezione d'amore. I rimedi sono di ogni genere e senza tempo: lunghi viaggi, svaghi e distrazioni (comprese le altre donne), i soggiorni rinvigorenti in campagna ma anche il super-lavoro, fino ad arrivare alla classica lista dei difetti dell'amata crudele, al vino lenitivo (ma solo in quantità smodate, per evitare rischiose malinconie) e a molti altri trucchi per guarire dalle ferite d'amore. Infine, il consiglio più importante di tutti: non prestare mai fede ad artisti e poeti... Neppure allo stesso Ovidio, tantomeno all'arguto e poetico autore della "Scelta di massime consolanti sull'amore" in appendice raccolta: Charles Baudelaire. Con e-book scaricabile fino al 31-12-2014.