"Ogni parola ha una trama, quella del racconto che cela tra le sue pieghe. Ce ne accorgiamo a una certa età, quando impariamo a masticare e ad assaporare i ricordi. È allora che cominciamo a considerare le parole come scatole magiche. Prima le pronunciavamo o le sentivamo pronunciare, le usavamo per parlare o scrivere. Adesso le pensiamo come entità che si aprono a noi per sussurrarci ciò che siamo stati, per affermare ciò che siamo. Ogni nostro ricordo può essere identificato da una parola e ogni parola è come un monumento antico: spetta a noi conservarlo per dare significato alla vita. L'emotività emerge in numerose definizioni di questo mio abbecedario affettivo: parole legate alla mia infanzia, ai tremori e alle scoperte della prima adolescenza, alla famiglia e alle persone che la frequentavano, ai parenti e ai nonni; insomma una cosmogonia intima che si riverbera nel suono dei singoli lemmi. Non ho trascurato una serie di termini di peso, di alto significato etico, sociale e politico con i quali ho voluto raccontare le mie scelte di impegno, sia come insegnante, sia come cittadino, dalla giovinezza alla maturità." (L'autrice)