Tra il 1974 e il 1975 nasceva in Italia il Ministero per i Beni culturali e ambientali, per iniziativa di Giovanni Spadolini che ne fu il primo titolare. L'evento, di forte valenza simbolica, testimoniava l'attenzione crescente nel Paese per il patrimonio storico, artistico e ambientale, in quegli anni particolarmente vulnerabile a causa dell'espansione edilizia, dei furti, dell'incuria. Alla ricostruzione dell'iter parlamentare che condusse ad istituire la nuova struttura si affi anca l'analisi delle sue premesse storiche e culturali e dei dibattiti che essa suscitò. Se, negli anni Sessanta, i lavori preparatori della Commissione Franceschini si erano svolti nel clima di grande fervore intellettuale che si andava creando intorno alla questione della tutela dei beni storico-artistici, il tema avrebbe assunto, nel decennio successivo, un ruolo ancora più centrale, come testimoniano le molte voci alzatesi in difesa del patrimonio artistico e ambientale italiano sulla stampa periodica dell'epoca e nei programmi televisivi che la Rai dedicò all'argomento. Queste stesse fonti ci trasmettono anche le reazioni del mondo della cultura e dell'associazionismo di fronte al nuovo dicastero, così come le prese di posizione del ministro Spadolini. Le conseguenze sulle politiche di tutela che la sua scelta ha avuto nei decenni successivi sono qui illustrate dagli interventi di Carlo Bertelli, Marisa Dalai Emiliani, Andrea Emiliani, Maria Teresa Fiorio, Antonio Paolucci e Pietro Petraroia, protagonisti e testimoni, a vario titolo, di quegli anni cruciali.